Libri > Notizie > Dopo Samuel Marolla è la volta di Riccardo Coltri, che ha voluto approfondire con il nostro Fabrizio Vercelli un aspetto del suo Veni Etiam
Continua l'approfondimento delle tematiche presenti nella raccolta di racconti Carnevale (Edizioni XII, collana Camera Oscura, 2010).
Dopo il botta e risposta con Samuel Marolla è il turno di Riccardo Coltri parlarci del suo racconto presente all'interno dell'antologia, Veni Etiam.
Fabrizio Vercelli, dopo aver letto sul blog della casa editrice sulla nascita di questo racconto fantastico, ha infatti voluto porgli una domanda per conto de LaTelaNera.com.
[La Tela Nera]: Quella dell'Uomo Selvatico è una figura che attraversa tutte le Alpi, ma non solo: la si può trovare, seppur con alcune fisiologiche differenze, un po' in tutte le culture del mondo, fino alla Letteratura e Cinematografia moderne. In sostanza la si può definire un vero e proprio archetipo.
La sua interpretazione più nota è quella di una Natura ribelle e vendicativa verso chi ne abusa (chi me ofende ghe fo pagura, cita la famosa iscrizione di Sacco). Ciononostante l'allontanamento dell'Uomo dalla Natura sembra un processo difficile da invertire...
[Riccardo Coltri]: All'epoca in cui sono nati i miti, quando gli uomini inventavano storie sugli strani rumori che udivano in fondo alle grotte, o si stupivano del fulmine, il timore della collera della natura era grande, così nel corso dei millenni si è cercato di capirla e di controllarla.
In realtà sono stati fatti numerosi errori, e purtroppo si continuano a farne.
La nascita della figura mitica dell'omo salvadego, il primo abitante dei monti e dei boschi, non va poi così distante da questo discorso: per la tradizione gli uomini in antichità hanno appreso da lui e nello stesso tempo si sono comportati da colonizzatori.
L'uomo selvatico, così come molte altre creature fantastiche rimaste nel ricordo collettivo, ha insegnato ai "nuovi arrivati" come coltivare la terra, come allevare gli animali, come fare il formaggio e il burro. Poi è stato scacciato (o ha generosamente lasciato il posto?), diventando leggenda.
Come se a un certo punto avesse detto: va bene, io ti ho insegnato delle cose, cosicché ora tu ti possa arrangiare da solo. Ma sappi che, anche se non mi vedrai più, sarò sempre qui, sarò gli alberi e le pietre e gli animali, per cui ricordati da dove vieni. E non mancarmi di rispetto, mai.
Un dettaglio della tavola all'interno della raccolta Carnevale dedicata al racconto Veni Etiam:
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