Intervista a Daniele Bonfanti

Libri > Interviste > Abbiamo incontrato il romanziere e presidente della casa editrice XII

Intervista a Daniele Bonfanti Simone Corà si è inoltrato, per La Tela Nera, tra i boschi che custodiscono la seicentesca dimora di Daniele Bonfanti. Superato un basso portone, ha disceso una scalinata di marmo nero sotto lo sguardo impassibile di una dozzina di gatti, ed è stato accolto nella tana dello scrittore...

[La Tela Nera]: Prima di tutto. Daniele Bonfanti, quest’uomo. Chi sarà mai?
[Daniele Bonfanti]: Sono io. Se vuoi ho la carta d’identità.

[LTN]: Sei dell’80 e hai già pubblicato due romanzi, e vari racconti in antologie, oltre a essere il presidente di una nuova, coraggiosa realtà editoriale come Edizioni XII. Avanti, dicci la formula segreta: anche noi vogliamo diventare dei Danieli Bonfanti.
[DB]: Mangiate tanta verdura e trattate bene i gatti.

[LTN]: Parliamo di Melodia. Anzi no, parlamene tu. Quanto ti ha tenuto impegnato la stesura del romanzo? Visto la trama molto contorta, la pianificazione deve essere stata lunga e laboriosa…
[DB]: Sì. Lunga e molto difficile. L’idea mi è venuta nel lontano 1998. Allora cominciai a buttare giù uno stralcio di soggetto. Ma ebbi chissà come la saggezza – nonostante l’età – di rendermi conto di non essere in grado di realizzare un progetto simile. Pensai: “Questo lo farò tra qualche anno, quando sarò pronto. Ora sarebbe un suicidio.” Nel frattempo, nei sette o otto anni successivi, non ho mai perso di vista Melodia, e continuavo a prendere appunti e a fare schemi e tabelle come mio solito; a leggere saggi sugli argomenti che avrebbe trattato e a visitare i luoghi delle varie scene, facendo schizzi e fotografie. Ho messo mano alla struttura vera e propria dopo la pubblicazione de L’Eterno Sogno, a metà 2006; allora, tutti gli appunti su Melodia occupavano una dozzina di raccoglitori rigonfi e diversi Moleskine… Tutto materiale da distillare in gocce per il libro. Ci è voluto circa un anno a portarlo a termine, lavorandoci a tempo pieno. Come per tutto ciò che scrivo, l’80% - direi - del tempo è servito alla progettazione e alla strutturazione. Seguo un percorso molto schematico e dettagliato con fasi ben distinte. Sono metodico-ossessivo. Quando comincio con la stesura vera e propria, il più è fatto: è un momento di rilassamento per me.

[LTN]: Hai mai avuto momenti di panico, crisi creativa o, più semplicemente, situazioni in cui ti sei detto: «Basta, adesso passo agli Harmony!»?
[DB]: Penso tutti i giorni di passare agli Harmony.

[LTN]: Ora che è passato un po’ di tempo dalla pubblicazione, ripensando a vari aspetti e sfumature del tuo lavoro, c’è qualcosa che vorresti cambiare/riscrivere/sistemare?
[DB]: No. Sinceramente ti dirò che sono molto soddisfatto del libro. Non dico sia perfetto, ma è sulla carta alla fine è finito proprio quello che avevo in testa. È come lo volevo. Si è attualizzato sfruttando bene il suo potenziale. C’è voluto tanto tempo e tanto lavoro, per lo meno credo ne sia un po’ valsa la pena.

[LTN]: Quanto è importante l’istinto per uno scrittore?
[DB]: Molto; sia in una fase iniziale – la concezione delle idee – sia in fase di stesura – per lo stile. Da solo, però, non serve. Va incanalato e gestito attraverso la tecnica e il metodo. Altrimenti si avranno risultati fragili. È come quando scendi un fiume in kayak: i muscoli fanno molto comodo, ma se hai solo quelli finisci annegato o schiantato.

[LTN]: È da sempre il nostro nemico numero uno: il tempo. Quanto ne dedichi alla scrittura?
[DB]: Il lavoro di amministrazione e di editing in seno a XII è molto impegnativo, però per fortuna è un lavoro che mi permette di organizzare i tempi – oltre a piacermi. Ci sono giorni in cui non posso staccarmi un attimo, specie sotto le scadenze. Altri più rilassati, in cui posso scrivere quasi tutto il giorno – ma questa seconda evenienza è molto più rara della prima. Il lavoro in XII, comunque, in buona parte è una palestra continua e vitale per migliorarmi come autore. La mia giornata-tipo lavorativa, comunque, è di circa dodici ore molto variabili, di cui circa quattro dedicate alla scrittura (ovviamente, non parlo di stesura, ma di tutte le parti del processo creativo). No weekend, ferie parecchio rare.

[LTN]: Romanzo o racconto: cosa per te è più stimolante? La domanda è rivolta sia al Bonfanti scrittore che al Bonfanti lettore (che mi auguro siano la stessa persona)
[DB]: Ne parlavo giusto un paio di giorni fa con l’amico Ian Delacroix. Sono un romanziere, non c’è niente da fare. Anche quando scrivo racconti, in realtà sono dei romanzi-bonsai. Faccio anche parecchia fatica a stare nel racconto, infatti ne ho scritti pochi. Questo in realtà non stupisce, perché anche il Bonfanti lettore (quel maledetto doppelgänger) preferisce i romanzi. Gli piacciono anche i racconti, ma i romanzi di più. Mi trovo bene invece sui racconti minuscoli, come i Corti – raccolta corta a cura di Francesco Angelo Lanza e edita da XII – in cui ci stanno dei lavori miei; c’è uno dei miei racconti più riusciti, 10 Secondi.

[LTN]: Svela qualche retroscena: a cosa stai lavorando attualmente?
[DB]: Indiscrezioni? Sto scrivendo un romanzo a quattro mani con Luigi Acerbi. Il titolo è Cenere. Sarà un’opera piuttosto voluminosa. Ci sarà dentro fantascienza, fantarcheologia, tanto sano horror… Ci vorrà ancora un bel po’ di tempo, comunque; almeno un annetto. Ho di recente finito un racconto per il progetto Archetipi: le radici dell’immaginario, progetto di XII che sto curando, sempre insieme a Luigi Acerbi. Si tratta del Diluvio. Ora che ti ho rivelato questi segreti, però, dovrò ucciderti – lo sapevi, no?

[LTN]: Progetti futuri di Edizioni XII? E, visto che affrontiamo l’argomento, come sta andando con questa scommessa editoriale?
[DB]: Ieri parlavo con una giornalista riguardo a cosa fa e cosa sta per fare XII: ci sono volute più di due ore e alla fine mi sentivo stressato. Oberato. Nel senso: mi sono reso conto di quante cose ci sono in ballo e la mole di lavoro è impressionante. Quindi non mi rimetto a elencarti tutto – sennò mi ri-stresso. Comunque davvero tanti progetti, non solo per quanto riguarda libri, ma anche eventi, corsi, contenuti online, iniziative, collaborazioni e concorsi vari, forse anche una rivista… Ho spesso la sensazione che più cose facciamo, più ne saltano fuori da fare. Ogni volta che storno una voce dal mio fidato file .txt “memo”, ne devo aggiungere due. Per fortuna, e qui rispondo all’altra tua domanda, i risultati sono confortanti; molto oltre ogni nostra speranza di solo qualche mese fa.

[LTN]: Tre scrittori che hanno segnato la tua esistenza. E, già che ci sei, anche tre libri.
[DB]: Questa è una domanda difficile. Non riesco mai a rispondere. Te ne do una triade del passato e una del presente – concedimelo! – senza pensarci troppo; se poi me lo richiedi potrei darti una risposta del tutto diversa. Comunque, passato: Omero/Odissea, Shakespeare/Macbeth, Poe/Tutti i Racconti (una bella edizione in cofanetto Mursia del ’92). Presente: Eco/Il Nome della Rosa, Arona/La Stazione del Dio del Suono, Reverte/Il Club Dumas.

[LTN]: Se sulla tua strada non avessi trovato la scrittura, cos’avresti cercato di fare?
[DB]: Boh. Forse avrei continuato con la carriera atletica, come discesista in kayak. Qualche anno; poi mi sarebbe piaciuto fare l’archeologo.

[LTN]: Sicuro?
[DB]: No.

[LTN]: La musica ricopre un aspetto fondamentale della tua vita: da dove nasce questa passione?
[DB]: Ce l’ho sempre avuta, nasce insieme a me, credo. Ho cominciato a suonare a quattro anni e non ho più smesso; già prima ascoltavo estaticamente i vinili di musica classica dei miei genitori. Ora, purtroppo, il tempo è diventato un poco; ma almeno una mezz’ora al giorno devo suonare, mi è necessario. Come dico spesso, per me suonare è catarsi. Ha un ruolo intimo, personale. Infatti prima non ti ho risposto che avrei tentato di fare il musicista, non di mestiere. Ascoltare musica, invece, quello per fortuna posso farlo tutto il giorno. E ne approfitto. Ho sempre percepito nella musica quelle cose di cui parlo in Melodia, anche se ci è voluto un po’ per verbalizzarle. Non dico cosa per non rovinare la lettura.

[LTN]: Tre dischi. Avanti, spara tre nomi.
[DB]: Te ne dico tre che ho consumato; anche qui, come per i libri, non è detto che siano “i miei preferiti”. Comunque: Demanufacture, Fear Factory; Norma, 1954 EMI, diretta da Tullio Serafin, con Maria Callas e Mario Filippeschi; Karajan, 1984 Deutsche Grammophon, Berliner Philarmoniker diretti da Herbert Von Karajan (opere varie di Albinoni, Vivaldi, Pachelbel, Grieg…). Ora i Tiamat si offendono perché non li ho citati.

[LTN]: So che la casa tua è infestata dai fantasmi: posso intervistarne uno?
[DB]: Sì. Ti prendo appuntamento.


Intervista a Daniele Bonfanti
Intervista realizzata da: Simone Corà
Pubblicata il 21/04/2008

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