Rock Horror: dieci domande nere a Danilo Arona

Libri > Interviste > Cristian Borghetti ha intervistato per LaTelaNera.com lo scrittore horror italiano da culto per eccellenza...

Rock Horror: dieci domande nere a Danilo Arona Danilo Arona non ha certo bisogno di presentazioni su un sito come LaTelaNera.com. È stato virtualmente presente sulle nostre pagine web da sempre ed è un piacere tornare a intervistarlo in occasione della recente uscita di Rock– I delitti dell'Uomo Nero, riedizione per Edizioni della Sera del suo storico romanzo tutto horror e musica.


[La Tela Nera]: Chi è Danilo Arona? Danilo Arona alias Sam Hain – il protagonista del tuo libro Rock?
[Danilo Arona]: Mah, oggi mi va di risponderti così. Danilo è un superstite, citando il titolo di una mia rubrica settimanale ospitata dal blog alessandrino dell'amico Ettore Grassano. Un uomo, ormai penalizzato dall'essere nato nel 1950, che ha fatto e fa un po' di cose, un po' per vivere dignitosamente e un po' per "non morire dentro".
Tra queste ultime ci metto la musica e la scrittura, non solo narrativa. Il cinema perché senza un film al giorno non mi sembra vita. L'amore e l'amicizia, ma questo va da sé perché tutti ne abbiamo bisogno. Tra le cose fatte e che non pratico più ci stanno la politica e l'organizzazione di eventi culturali.
Per capirci sul secondo aspetto, ho già dato (sin troppo) e le gratificazioni sono stati quasi pari allo zero perché questa, tranne rare eccezioni, è una nazione ingrata che ti spreme senza neppure ringraziarti. Ma non recrimino e non ho rimpianti perché sono un buono (tipo Cane di Paglia, perciò non esagerare, mondo...).
Sam Hain? No, nulla a che spartire con quel figlio di buona donna, quintessenza del Male non solo rockettaro. Lui, non c'entra nulla che sia nero, è un bastardo con la B maiuscola. La sua arma segreta è che spesso gioca la carta della simpatia. E vince, perché il Male è subdolo ed è in grado di abbindolarti con le sue favole.

Danilo Arona e Gian Maria Panizza: Satana ti vuole [LTN]: Una definizione di Danilo Arona per Danilo Arona?
[DA]: Ribadisco: un superstite. Avevo 18 anni nel '68. Ho avuto un gran culo a trovarmi a quell'età in quel fiume di eventi, quando una generazione di belle persone – checché ne dicano tutti quelli che non c'erano – ha tentato di cambiare il mondo. Poi tutto è andato a puttane e non sto qui a rivangare cose trite.
Sono passato attraverso vari mestieri, sempre suonando nelle peggiori bettole italiane, poi nel '75 ho aperto una piccola attività imprenditoriale.
Ma nel frattempo, dal '75 a oggi, ho sperimentato in chiave positiva lo sperimentabile. Con qualche acciacco, ma sono sopravvissuto. Il mio grande amico Sergio Altieri mi chiama Renaissance Man. Anche questa definizione la faccio mia, se posso.

[LTN]: Horror e Rock, trovo un legame fra il genere letterario e quello musicale, in particolare in Vodoo Child di Jimi Hendrix: da chitarrista e scrittore che ne pensi?
[DA]: Ho scritto molte pagine su questo legame. In un capitolo specifico dell'antico Satana ti vuole, ma soprattutto in un aggiornamento del 1991 al famoso libro di Gary Herman Rock Babilonia.
Il legame è complesso e storicamente articolato. Impossibile da dipanare in poche righe. In senso restrittivo l'Arona-pensiero al proposito è compresso, si fa per dire, nelle 476 pagine di Rock– I delitti dell'Uomo Nero.
Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati: Horror RockSe poi s'intende andare in profondità in questa materia c'è a disposizione – ed è indispensabile – l'ottimo Horror Rock – La musica delle tenebre degli amici Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati (Arcana Editrice). Da lì mi cito... il rock circola nelle vene del genere (e dell'America) da tempi non sospetti, almeno sin da quando un certo Charles Manson è divenuto agli occhi del mondo e di una generazione che di rock si è nutrita il Traditore con la maiuscola, colui che ha scientemente distrutto i sogni e le pacifiche utopie di un movimento planetario. Facciamoci due conti, era il '69, giusto? E comunque Manson è di sicuro un parente, neppure troppo alla lontana, di Sam Hain.

[LTN]: L’horror nel cinema e nella letteratura: lo stesso principio, il medesimo effetto?
[DA]: Assolutamente no, almeno per quel che mi riguarda. In linea di principio sarei per attribuire una maggior efficacia di "effetto" alla letteratura. Ma ci sono e ci sono stati film sul serio "perturbanti" che riescono ad agganciarsi ancor meglio di un libro a certi mostri interni dello spettatore, film che poi il malcapitato spesso si porta "dentro" per tutta la vita.
Che so, parlando per me, due opere diversissime e lontane nel tempo come Suspense di Jack Clayton e La Cosa di John Carpenter rappresentano l'apoteosi di quell'effetto perdurante di orrore che non ti molla più anche dopo molto tempo che hai visto i film in questione. Ed è la stessa molla che spinge a rivederli.
Danilo Arona: Gli Uccelli di Alfred HitchcockCerto, ci sta anche un dato generazionale. Vedere Psyco e Gli Uccelli a 11 e 14 anni comporta un certo tipo di ricaduta. In grado, credo, di condizionare anche scelte, addirittura professionali, del futuro. E continuo a parlare per me.

[LTN]: I libri e i film che hai amato e che hai odiato? Un racconto horror e un autore che ti hanno affascinato? Una pellicola dell’orrore e un regista che hai apprezzato? Perché?
[DA]: Mah, di libri "odiati" (il termine mi sembra un po' forte...) non mi ricordo. Però in libreria un po' di tempo fa mi sono lasciato abbindolare da un autore francese che si chiama Patrick Graham che produce degli horror teologici molto modaioli e che ho trovato così indigeribile da mollare la presa a un terzo de L'apocalisse secondo Marie.
Per il resto di libri tanto brutti da meritarsi l'odio non me capitano quasi mai. Anzi, me ne passano tra le mani di molto belli. I miei amici italiani sono tutti dei grandi scrittori che meriterebbero ben più di quel che ricevono. E le scrittrici, ovviamente. Ma al solito non farmi fare nomi. Il mio affetto per loro, te compreso buon ultimo arrivato, è sinceramente equidistante e non vorrei perdermi in elenchi dai quali lascio fuori qualcuno per rincoglionimento.
Però, sì, posso sbilanciarmi in questo modo...
Edizioni XII, e andate sul sicuro. Perché lì ci stanno qualità contenutistica e formale che in Italia al momento non vedo da altre parti. E coerenza, dote sempre più rara in campo editoriale.
Per gli stranieri, una delle ultime cose lette che mi hanno fatto sobbalzare è Virus di Sarah Langan e ancora Una mente pericolosa di Patrick Senécal. Horror fuori dagli schemi, come piacciono a me.
Film? Beh, una cacca assoluta è il film americano su Dylan Dog. Terribile, a prescindere dai vari tradimenti di contenuto.
La Notte di Villa DiodatiTra quelli apprezzabili degli ultimi tempi segnalerei Vanishing on 7th Street del sempre interessante Brad Anderson, At the End of the Day: un Giorno senza Fine dell'italianissimo Cosimo Alemà (un ottimo survival horror spacciato benissimo per americano), Pontypool - Stai Zitto o Muori di Bruce McDonald.
E poi, okay, ci sono quei classici che amiamo tutti. A parte quelli citati prima, come dimenticare L'Esorcista, il primo Freddy Krueger, l'antico La Morte corre sul Fiume di Charles Laughton, un vero e proprio archetipo...
E il regista che continuo ad apprezzare, anche se pare che non gli importi più molto di girare, è ancora il vecchio John (Carpenter).

[LTN]: Bassavilla e Villa Diodati, due luoghi di culto?
[DA]: Villa Diodati, di certo. Per una magnifica serie di circostanze, coincidenze, collisioni di vite spericolate di personaggi straordinari.
Mi faccio un po' di sana pubblicità: se volete saperne di più, comperate La notte di Villa Diodati della Nova Delphi. Lì ne racconto per un centinaio di pagine, la prefazione più impegnativa della mia vita.
Bassavilla no... non è affatto un luogo di culto. Quella vera si chiama Alessandria, e possiamo chiuderla qui. Quella fittizia presuppone che diventi prima "di culto" il suo inventore... il quale non si lamenta mai del suo "status" artistico, ma da qui a diventare di culto ce ne passa. Peraltro sono costretto a ricordare che a me non interessano affatto la fama e tutto il resto che possono derivare dal diventare uno scrittore "famoso", per capirci. Già così, come sono oggi, non mi piace affatto macinare chilometri e chilometri per andare a presentare il libro di turno di fronte a quattro gatti... Da qui si evince che Bassavilla non è affatto di culto.

[LTN]: Da "Cappuccetto Rosso" a Hansel e Gretel", quanto horror c’è nelle fiabe per bambini?
[DA]: Di sicuro molta letteratura per l'infanzia è già di per sé "nera", vedi Cappuccetto Rosso, Biancaneve, La bella e la bestia, Barbablù (non a caso spesso saccheggiati dal cinema per farne horror tout court...), né va dimenticato che scrittori come Perrault e i Grimm scrivevano più per gli adulti che per i bambini senza farne mistero. Questo perché le loro favole senza tempo erano all'origine rielaborazioni orali di antichi rituali d'iniziazione ben saldamente gestiti dagli adulti.
Danilo Arona: Rock - I Delitti dell'Uomo NeroIn realtà sono state – e sono ancora – le convenzioni a relegare le favole classiche a uso esclusivo dell'infanzia. L'ambiguità come codice ha di fatto creato una sorta di territorio "fairy fark" molto interessante, difficile da collocare immaginandosi il destinatario finale. Sia in letteratura quanto al cinema. È quel terreno nel quale c'imbattiamo in Roald Dahl, Tim Burton, Philip Ridley, Terry Gilliam, ma anche nel Richard Kelly di Donnie Darko e nel Lucky McKee di The Woods - Il mistero del bosco. Terreno sfuggente, scivoloso, ma proprio per questo affascinante.

[LTN]: L’horror come morale, cosa pensi di un progetto di letteratura horror nelle scuole?
[DA]: Guarda, è talmente concreto che il progetto che già esiste da tempo. L'ha gestito con grande accortezza l'amico Andrea Bruni per i tipi dell'editore Palumbo in una collana che si chiama "La lettura e la scrittura" destinata alla Scuola Media Superiore. Il volume s'intitola Racconti dell'orrore e dell'assurdo e offre una panoramica a 360° della letteratura horror da Hoffman a King, passando per Tarchetti e Bierce. Racconti, schede propedeutiche, percorsi di lettura e interpretazione, con puntate nel mondo del cinema e del fumetto. Un volume da prendersi come modello per altre, indispensabili iniziative del genere. I ragazzi devono confrontarsi con la paura perché il mondo di oggi lo richiede. E allora urge iniziare da quella fittizia. E su questo fronte occorre che gli insegnanti si adeguino.

Danilo Arona: Ritorno a Bassavilla [LTN]: Quanto è importante "avere paura" per scrivere di paura?
[DA]: Esistono due scuole di pensiero, ovviamente l'una antitetica all'altra.
Alla grossa, l'una sostiene che la scrittura "di paura" è una mera questione tecnica e, se lo scrittore è abile nel padroneggiare la sua bottega degli attrezzi, il risultato sarà eccellente a prescindere dal fatto che ci creda o meno.
L'altra dice il contrario: lo scrittore risulta tanto più convincente quanto più crede in quel mondo invisibile che a suo modo denuncia con la letteratura chiamata "horror", giusto per capirci.
Ne ebbi un'ottima applicazione pratica parecchi anni fa a Torino durante uno storico incontro con John Carpenter e Dario Argento. Il primo, lasciando di stucco i suoi fan (me compreso), dichiarò che non credeva affatto al soprannaturale o all'Uomo Nero, nonostante Michael Myers e gli spettri di Fog. Argento, per contro, di diceva affetto da varie paure, traumi infantili e via declinando, al punto da confessare che la sua nota esigenza di scrivere in albergo le sue storie altro non era che una delle tante "maschere" fobiche personali, e comunque lui sì che ci credeva a una dimensione invisibile.
Parlando per me, razionalmente nulla mi fa paura (a parte certi inevitabili timori per un mondo sempre più malato, dentro e fuori, e che tenta ogni giorno di contagiarti...), ma confesso che, da quando lo faccio, più scrivo e più "credo".
Morgan Perdinka, Danilo Arona: Malapunta C'è una dimensione che non vediamo e che forse, a suo modo, è il deposito delle idee cui in tanti attingiamo... Ebbene, questa dimensione si attiva man mano il processo creativo va a concretizzarsi. E troppo spesso con una "interazione" quasi miracolosa fra le due dimensioni. Non ne parlo quasi mai se non con amici scrittori che con me concordano (nomi più famosi del mio, giusto per capirci...), perché, se non convenientemente raccontate, certe faccende potrebbero essere scambiate per i deliri di un folle.
Ma non dimenticarti che io sono quello che ha scritto quattro libri su un certo fantasma della strada a nome Melissa, una purissima leggenda metropolitana, e dopo l'uscita del primo libro, qualcuno ha cominciato ad avvistarla e a portare addirittura dei fiori all'altezza del km. 98 sulla Bologna-Padova, laddove il mito la vuole deceduta per incidente stradale nella mattina del 29 dicembre 1999... Questa è interazione. Qualcuno potrebbe definirla una "collisione quantistica". Ma fermiamoci qui.

[LTN]: La prossima paura di Danilo Arona per i suoi lettori?
[DA]: Da quest'anno cambio metodo. Lavoro solo più su progetti in collaborazione con l'egregerrimo Alessandro Manzetti dell'agenzia letteraria Dark Circle. Quindi non se ne parla sino a quando non si va a punto.
Dopo un 2011 caratterizzato da una marea di titoli (ben 6, anzi 7, se ci aggiungiamo l'antologia Onryo – Avatar di morte, uscita nel gennaio di quest'anno), è conveniente dal punto di vista strategico – e anche fisico, per le note caratteristiche anagrafiche – tirare un po' di remi in barca e distillare l'attività a fini un po' meno dispersivi.
Non rinnego nulla e chi mi conosce sa che sono sincero. Ma scrivere a questi ritmi è un massacro e si corre il rischio di non divertirsi più. Voglio invece continuare a divertirmi e sorprendere il mio pubblico, perché – colpa o merito – ho costruito un pubblico che ogni volta intende essere "spiazzato". Perché ciò avvenga, bisogna produrre un po' di meno e, nei limiti del mio possibile, meglio.
Comunque, la prossima paura sarà proprio "famigliare", in senso freudiano...


Cristian Borghetti è nato a Lecco nel 1970. Ha studiato Filosofia Estetica all'università di Milano.
Nell'ottobre del 2006 ha pubblicato la raccolta Ora di vetro (Montedit). Nel 2011 ha pubblicato Tre volte all'Inferno per Perdisa Editore.
Dall'autunno 2011 collabora con il web magazine di entertainment culturale milanese orasenzombra.
Sito web ufficiale: www.cristianborghetti.it


Rock Horror: dieci domande nere a Danilo Arona
Intervista realizzata da: Cristian Borghetti
Pubblicata il 28/02/2012

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