Milano Infernale: Fabrizio Carcano intervistato da Cristian Borghetti

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Milano Infernale: Fabrizio Carcano intervistato da Cristian Borghetti Cristian Borghetti, scrittore lecchese autore del gotico Tre volte all'Inferno, ha intervistato Fabrizio Carcano, giunto all'ennesima ristampa col suo Gli Angeli di Lucifero, un thriller di ambientazione milanese pregno di esoterismo e misteri pubblicato da Ugo Mursia editore nel 2011.


[La Tela Nera]: Chi è Fabrizio Carcano? Occultista? Indagatore di misteri?
[Fabrizio Carcano]: Direi che sono un novello Dottor Jekyll e Mister Hide. Di giorno giornalista di politica, inquadrato in una realtà professionale gratificante ma anche stressante, la sera, con il calare del buio, prevale dominante la mia "luna nera": mi piace camminare in giro per Milano, nei vicoli del centro, osservare la realtà, immagazzinare immagini, suoni ed emozioni.
Sono un curioso e mi ficco in ogni angolo buio o remoto. Adoro passeggiare e osservare.
Quando sono a Roma, a seguire il Parlamento, la sera gironzolo tra il Pantheon, il Ghetto ebraico e Trastevere, zone ricche di fascino, ma molto luminose e ampie. Milano è diversa, con un centro che la sera si zittisce ed è poco frequentato, soprattutto nei vicoli stretti della vecchia Milano, tra Sant'Ambrogio e via Torino. Lì su quei ciotoli il mistero va a braccetto per forza con l'occulto e con i tanti segreti che Milano cela ai nostri occhi di giorno, quando il traffico e la frenesia lavorativa ci impediscono di osservare con la giusta predisposizione d'animo una città splendida e inquietante.

[LTN]: Come nasce l'idea di cercare una Milano occulta, una Milano "infernale"?
[FC]: Distinguiamo i due aspetti. L'aspetto satanico o infernale è più legato alla campagna, alle zone boschive o poco abitate. Penso all'area di Chiaravalle, a sud, oppure a nord a quella del Parco delle Groane. Boschi e campi dove da sempre si svolgono fenomeni legati ai culti satanisti. In città ovviamente è diverso, perché certi riti necessitano di buio e silenzio. Eppure Milano, nelle sue vie, ha tanto di occulto e di occultato. Penso alle cripte delle nostre basiliche, agli ossari, alle tante tombe senza nome. E ai luoghi suggestivi e inquietanti.
Nel mio romanzo racconto del marchese Ludovico Acerbi, un personaggio realmente esistito, un nobile seicentesco passato alla storia come il Diavolo di Porta Romana. La sua abitazione, l'ex Palazzo Acerbi, è tutt'ora sotto gli occhi di tutti: in corso di Porta Romana 3. Migliaia di milanesi ci transitano ogni giorno, ignorando chi risiedeva lì quattro secoli fa…
Ma non solo. Qualcuno sa che nel vicolo della Bagnera, a ridosso di via De Amicis, operava a metà ‘800 Antonio Boggia, il primo serial killer dell'epoca moderna?
O quanti eretici, streghe o adoratori del maligno sono stati arsi in Piazza Vetra?

[LTN]: Gli angeli di Lucifero è il tuo ultimo lavoro, pubblicato da Mursia, che tu stesso hai dichiarato averti procurato non pochi grattacapi, perchè? È così difficile scrivere di una Milano diversa ma vera?
[FC]: Le difficoltà, e le successive polemiche, alcune gratuite e pretestuose, nascono dal fatto di aver raccontato un aspetto che Milano e i milanesi hanno sotto gli occhi ma evitano di vedere. Da secoli. Milano trasuda di esoterismo. Basti pensare che il più grande esoterista di sempre, Leonardo Da Vinci, ha lavorato in città per quasi vent'anni, disseminando, insieme ai suoi eredi, il patrimonio artistico e culturale milanese di simboli, indizi e richiami alle dottrine esoteriche. Senza contare i tanti movimenti eretici che hanno proliferato in città tra il tredicesimo e il sedicesimo secolo.
Nel mio romanzo racconto la Milano moderna, con il traffico, i locali notturni, internet e via dicendo. E racconto di una catena di omicidi legati alla Milano sotterranea, quella che venera culti e riti che si tramandano da quattro o cinque secoli, riportando in vita personaggi dimenticati dai milanesi, come il marchese Acerbi. Molte polemiche o critiche sono poi state dettate da recensioni superficiali, soprattutto dovute al fatto che alcuni critici o giornalisti si sono limitati a leggere il titolo del mio romanzo e non il romanzo nelle sue 718 pagine.

[LTN]: Milano, una definizione o un giudizio sulla metropoli. Cosa pensa Fabrizio Carcano della città e cosa pensa la città secondo Fabrizio Carcano?
[FC]: Intanto mi reputo un innamorato di Milano. E come tutti gli innamorati la vedo e la giudico con sguardo complice e indulgente. È una città bellissima che non sa valorizzare l'enorme patrimonio artistico, storico e urbanistico di cui dispone. Non siamo solo la città della moda, della Borsa e del calcio. O al limite della Scala.
Milano è una città che ha un centro bellissimo, da vivere passeggiando, godendoselo. Le nostre basiliche trasudano arte e storia. Abbiamo due delle Pinacoteche più belle e fornite d'Italia, Brera e l'Ambrosiana.
Insomma è una città che va vissuta e amata. In primis dai milanesi. Nel corso delle varie presentazioni, incontrando centinaia di concittadini, ho scoperto che molti di loro, pur abitando in città da quarant'anni, non sapevano neppure di molte delle bellezze e dei misteri che ho descritto nel mio romanzo. A cominciare per esempio dal fatto che Leonardo sia stato qui per vent'anni.
Ecco forse noi milanesi, oltre ad abitare in città, dovremmo cominciare anche a viverci.

[LTN]: Scrivi molto, leggi tanto, oltre al tuo lavoro di giornalista? Quali sono le tue letture must?
[FC]: Beh, chiaramente come giornalista e scrittore ho la tastiera sempre sotto le mani. E la lettura, dei quotidiani e dei periodici di informazione, è un istinto come quello di mangiare o dormire. Faccio indigestione di TG e notiziari, anche in radio. Voglio sapere sempre tutto, anche di cronaca, specialmente quella nera.
Quanto alla lettura gli spazi lavorativi la confinano solo alla sera o ai giorni di riposo. Generalmente leggo due libri al mese, gialli prevalentemente, ma adoro i romanzi storici, soprattutto quelli di ambientazione romana o medioevale. Se dovessi andare nella mitologica isola deserta mi porterei tutti i libri di Valerio Massimo Manfredi, di Danila Comastri Montanari e di Lindsay Davis e Simon Scarrow: quasi tutti romanzi sul periodo imperiale romano.
Tra i gialli al primo posto metto sempre Scarabeo di Michele Giuttari, il libro perfetto! Come giallista poi mi divoro i libri dei colleghi e rivali. Nel 2011 ho letto gli ultimi noir di Giorgio Faletti, Claudio Paglieri, Donato Carrisi, Alessandro Bongiorni, Massimo Rainer, Gianni Simoni, Valentina Di Rienzo, Sonia Raule, Alfredo Colitto, Silvia Fedriga e Marco Mazzanti. E me ne dimentico qualcuno di sicuro. Ho un debole per Paglieri, per il suo commissario Luciani e la Genova dei vicoli, mi piacerebbe fare una contaminazione. Un passaggio a quattro mani in cui il mio Ardigò lo incontra e collaborano in un'indagine. Se Paglieri fosse d'accordo, chissà…

[LTN]: Un libro che hai letto di recente e ti ha stupefatto? Quale e perché?
[FC]: Ho letto a raffica una trilogia di Franco Forte. Nell'ordine La Compagnia della Morte, sulla celebre battaglia di Legnano contro il Barbarossa, Carthago, incentrato sulle figure di Scipione e Annibale, e I Bastioni del Coraggio, taglio medioevale ma leggermente meno avvincente dei primi due.
Il primo, La Compagnia della Morte, un libro uscito nel 2008, mi ha letteralmente inchiodato alla lettura. Ricostruisce la Milano di quei giorni, che cova sotto la cenere il fuoco della rivolta contro il Barbarossa, e dipinge un affresco politico del momento, inserendo personaggi che ti coinvolgono e poi l'epilogo, la battaglia di Legnano, è un capolavoro di emozioni e narrazione.

[LTN]: Come hai cominciato a leggere e poi a scrivere?
[FC]: A leggere quasi non mi ricordo. Il primo libro che ho letto "spontaneamente" è stata La Collina dei Conigli, in seconda media. Poi dopo qualche anno in cui a rapirmi erano i fumetti, Tex su tutti, sono entrato prima nel mondo dei thriller, soprattutto quelli americani, poi in quello dei gialli, prediligendo fin da subito quelli italiani. In vent'anni penso di averne letti circa 600.
La scrittura è nata con la vocazione per il giornalismo. Vent'anni fa, nell'ultimo anno di liceo, mi sono ritagliato una piccola collaborazione con le pagine sportive del Giorno. E sono entrato in un vortice che mi ha risucchiato, trasformando una passione nel mio mestiere. Mi ritengo una persona fortunata, essendo riuscito a canalizzare un talento, quello della scrittura, che indubbiamente e senza modestia ritengo di avere, in una professione che mi appaga e mi strega anche dopo vent'anni.

[LTN]: Trovi che esista una sorta di "indice dei libri proibiti" nell'editoria italiana?
[FC]: No, ci sono così tanti editori che non esistono messe al bando o censure preventive per nessuno. Scrivono i più feroci assassini, scrivono le pornostar… più di così…

[LTN]: I giovani leggono poco, qual è la ricetta di Fabrizio Carcano per stimolare i giovani lettori e i teen-ager non lettori?
[FC]: È chiaro che con la concorrenza di internet, dei canali satellitari, della consolle nintendo e via dicendo è difficile per i libri avere un loro spazio. Forse si potrebbero incentivare gli studenti delle superiori facendogli incontrare gli scrittori, direttamente nelle scuole. In 50 presentazioni che ho fatto in quest'ultimo anno credo di aver incontrato una decina di under 20 ad essere ottimisti.
Magari al posto di annoiarli parlando per un intero quadrimestre della Divina Commedia o de I Promessi Sposi si potrebbe aprire il guscio didattico, invitando un Fabrizio Carcano a scuola, in un'ora di lezione, per raccontare i misteri di Milano, il marchese Acerbi, i segreti nascosti nelle opere di Leonardo, e magari alcuni adolescenti passerebbero la sera a leggersi un romanzo come il mio al posto che a chattare con il palmare.
E magari finito il mio libro passerebbero a quello di Lucarelli, poi a Camilleri ecc… Sto dicendo una cavolata?

[LTN]: Il prossimo lavoro di Fabrizio Carcano: sarà ancora per Mursia e sarà ancora "infernale"?
[FC]: Il prossimo libro, già scritto e chiuso, dovrebbe uscire sempre con Mursia ad aprile o maggio. Sarà una sorta di sequel dove Ardigò e Malerba si ritroveranno a indagare su una serie di suicidi e omicidi nel mondo dei pittori e dei docenti di Belle Arti. In mezzo un dipinto di Leonardo e l'ombra di un rituale eretico estinto da sei secoli… Meno esoterico e più eretico, ma sempre leonardesco.
Del resto sono il Dan Brown milanese, no?


Cristian Borghetti è nato a Lecco nel 1970. Ha studiato Filosofia Estetica all'università di Milano.
Nell'ottobre del 2006 ha pubblicato la raccolta Ora di vetro (Montedit). Nel 2011 ha pubblicato Tre volte all'Inferno per Perdisa Editore.
Dall'autunno 2011 collabora con il web magazine di entertainment culturale milanese orasenzombra.
Sito web ufficiale: www.cristianborghetti.it


Milano Infernale: Fabrizio Carcano intervistato da Cristian Borghetti
Intervista realizzata da: Cristian Borghetti
Pubblicata il 20/01/2012

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