Libri > Interviste > L'autore del saggio sulla Saponificatrice di Correggio ha incontrato il direttore della nostra sezione dedicata ai serial killer
Giuseppe Pastore, responsabile della sezione serial killer di LaTelaNera.com e autore del saggio In due si uccide meglio sulle coppie assassine, ha intervistato per noi Fabio Sanvitale, il giornalista investigativo autore de Leonarda Cianciulli. La saponificatrice, il volume dedicato alla storia della Saponificatrice di Correggio.
Nato nel 1966, Sanvitale ha studiato criminologia con Franco Ferracuti e Francesco Bruno. Ha scritto per “Il Tempo”, “Il Messaggero”, "Detective". È stato consulente de “La storia siamo noi” ed è docente nei corsi semestrali di aggiornamento e formazione in Scienze Criminologiche del Cepic.
[La Tela Nera] Nel suo libro tratta un caso piuttosto noto ma anche abbastanza datato: quello di Leonarda Cianciulli. Come mai questa scelta? Cosa ha messo in moto la sua curiosità di giornalista?
[Fabio Sanvitale]: Il fatto che la storia di Leonarda Cianciulli sia davvero incredibile, unica nel panorama internazionale. Questa è stata la prima molla, ma non è stato tutto. Iniziando a cercare su questo caso mi sono venuti molti dubbi su come fossero andate davvero le cose e ho pensato di approfondire certi aspetti. Poteva aver agito da sola? È possibile fare sapone da un corpo umano? I familiari potevano non sapere? A quel punto è scattata l'indagine.
[LTN]: Le informazioni esclusive e sorprendenti che avete raccolto sono state frutto di indagini sul campo o di più attenta rilettura di documenti?
[FS]: Entrambe le cose. All'epoca avevano sottomano molti dati che avrebbero potuto fare luce sul caso, ma non potevano valutarli per quello che erano: mancava la tecnologia per farlo. La Polizia Scientifica esisteva e fece analisi di laboratorio, ci furono due perizie sui materiali rinvenuti, ma molto altro si sarebbe potuto fare con i mezzi di oggi. Poi, altri aspetti non poterono essere valutati correttamente perchè non c'erano le cognizioni per farlo. Oggi, ad esempio, rileggendo le carte del processo, sappiamo perchè il cadavere di Virginia Cacioppo stette per tre giorni in casa senza che nessuno se ne accorgesse. All'epoca non si posero la domanda o non seppero la risposta, invece. E così per altri aspetti del caso. Poi, molto è venuto proprio rifacendo le indagini, controllando gli alibi, cercando nuovi testimoni, incrociando i tempi.
[LTN]: Alla luce di queste nuove informazioni, pensa che davvero non si sarebbe potuto scoprire la realtà anche all'epoca o ci fu qualche interesse a chiudere il processo così come fu?
[FS]: No, non ci furono interessi. Ci fu, al processo, disattenzione. Lei aveva confessato, la guerra era finita, c'erano i fascisti da processare. Insomma, si poteva far presto. Il processo non ebbe molte udienze, tutto sommato. Se ci furono remore, quelle furono riguardo il figlio, Giuseppe. Davvero i giudici della Corte - più che i magistrati dell'istruttoria, che lo rinviarono a giudizio, infatti - faticarono a pensare che tanto un bravo ragazzo dedito agli studi potesse essere colpevole. E infatti lo assolsero. Questo fu un errore culturale, più che giuridico. Non si poteva ammettere la responsabilità di un possibile complice: e non perchè mancassero le prove...
[LTN]: Nella stesura dell'opera ha avuto il prezioso supporto del prof. Mastronardi, eminenza nel campo degli omicidi seriali. In che modo si è concretizzato il suo contributo?
[FS]: Vincenzo Mastronardi ha riletto criticamente la perizia psichiatrica che, negli anni Quaranta, fu eseguita su Leonarda Cianciulli. Quella perizia la indicava come totalmente incapace di intendere e di volere. Era vero? Alla luce delle conoscenze e dei progressi scientifici di oggi, la Cianciulli era capace o incapace di mente? E che tipo di serial killer era, in quale classificazione rientra? Ecco, grazie al lavoro del professore possiamo senz'altro capire meglio la personalità di Leonarda Cianciulli.
[LTN]: La Saponificatrice di Correggio ha esercitato ede esercita ancora una sorta d'intenso fascino sull'opinione pubblica: come mai, secondo lei? Solo per le operazioni che compiva sui cadaveri o ritiene siano altri i motivi?
[FS]: Come dicevo, il fascino dell'assassina... Lei ha incarnato il lupo di Cappuccetto Rosso, l'amica che ti tradisce alle spalle, la vecchietta col pentolone, la strega delle favole. Ha pescato nel nostro inconscio collettivo, senza saperlo. Ha costituito l'immagine del Male assoluto, bruto, insensato, tanto che per decenni le bambine emiliane sono state terrorizzate dalla paura che dal sapone, quando si lavavano, potesse uscire l'unghia di qualche vittima della Cianciulli... È un fascino nero, profondo, è il Mostro che attira su di sè tutti i mali e li allontana da noi. Poi, certo: una che nel nido domestico porta il depezzamento come può non colpirci?
[LTN]: Ha in mente altre opere su tematiche simili in futuro?
[FS]: Attualmente mi sto occupando della rilettura, esattamente con le stesse modalità, del caso Gino Girolimoni. Anche qui ne vedremo delle belle, perchè non tutto è come sembra...
[LTN]: Essendo ben documentato su molti aspetti reali dei crimini, ha mai pensato di sfruttare le sue competenze per scrivere anche narrativa?
[FS]: A dire il vero, no. Sono troppo affascinato dalla realtà che, come ben sappiamo, supera la fantasia. I cadaveri sono cose reali, i poliziotti anche: esprimono mondi infiniti, dei quali sono parte, dei quali non posso fare a meno. Quei morti e quegli investigatori mi parlano, mi sussurrano storie che chiedono di essere raccontate. Ci sono verità sepolte che voglio tirare fuori, sulla Cianciulli come su Girolimoni ed ancora su altre storie.
[LTN]: Come consiglierebbe di muoversi a un aspirante scrittore che volesse trattare casi realmente accaduti?
[FS]: Documentazione profonda: e questo si ottiene solo e soltanto partendo dai fascicoli del processo. Esaminarli foglio per foglio, riga per riga. Cercare testi, andare negli archivi, ricostruire i percorsi col cronometro alla mano, visitare i luoghi, cercare vecchie piantine, calcolare i tempi. Si tratta di un lavoro da detective, è faticoso ma proprio per questo dà grandi risultati. Oppure si può cercare su internet o nei libri scritti da altri, solo che questa è una scelta obbligata per un'antologia di casi, non quando è una monografia, perchè quando non si controllano le fonti il rischio di scrivere le imprecisioni e le bugie degli altri è altissimo.
[LTN]: Grazie per la disponibilità: citerebbe, per concludere, un passaggio che ritiene particolarmente significativo?
[FS]: Del libro mi piace molto il capitolo che racconta il processo d'Assise, quello del 1946. Ho voluto raccontarlo come un diario, come se io fossi stato lì e l'avessi visto e credo di esserci riuscito. Giorno per giorno, con le annotazioni di colore, il Presidente afono, il carabiniere stupito, come porta i capelli la Cianciulli, la giacca bucata del figlio, le grida del pubblico, il caldo estivo. Penso sia un capitolo inusuale!
Giuseppe Pastore, avellinese, classe ’79. Ha raccolto vittorie o piazzamenti in numerosi premi letterari e suoi racconti sono apparsi in diverse raccolte e riviste. Su Internet gestisce Thriller Cafè, uno dei principali punti di riferimento per gli appassionati di narrativa thriller e true crime; collabora da tempo con il portale LaTelaNera.com come responsabile della sezione saggistica sui Serial Killer ed è stato redattore del sito CrimeBlog.it.
Per Edizioni XII ha pubblicato racconti nelle raccolte L’Altalena e Archetipi. In coppia con Stefano Valbonesi ha pubblicato nel 2010 il saggio sulle coppie di serial killer In due si uccide meglio nella collana Mezzanotte. Il suo sito è: www.giuseppepastore.it
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