Raktabija, l'asura auto-replicante
Dalla lotta tra il demone Raktabija e Durga nacque la dea Kali, divinità indiana del Tempo, del Cambiamento e della Distruzione
Quando si parla di vampiri (e creature succhiasangue affini), si pensa sempre a esseri maligni, parassiti della forma più abietta, che traggono la loro forza direttamente dalle vittime umane. Ma non sempre sono i “cattivi” a darsi all'emofagia: in alcuni casi, anzi, il vampirismo è l'unica possibilità di salvezza per uomini e dèi.
È il caso dello scontro occorso tra il demone Raktabija (o Raktavija) e Durga, la principale divinità femminile del pantheon indiano.
La storia è contenuta nel Devi Mahatmyan, un poema risalente al sesto secolo che narra le battaglie di Durga nelle sue differenti forme e manifestazioni (Deva, Shakti, Kali) contro creature malvagie di varia natura e potenza. Raktabija compare nell'ottavo capitolo del componimento, quando insieme ai demoni gemelli Shumbha e Nishumbha minaccia di distruggere il dominio degli dèi sull'universo.
In realtà, la parola “demone” non è una traduzione appropriata del termine originale “asura”. Nella complessa mitologia indiana, infatti, gli asura sono entità semidivine, e nei testi più antichi non hanno un'accezione negativa, ma sono solo creature soprannaturali legate agli aspetti più terreni della vita.
Con l'evolversi delle numerose leggende, il loro ruolo è cambiato, e la loro vicinanza al mondo materiale li ha resi una rappresentazione delle pulsioni più basse dell'esistenza, in contrapposizione ai deva, ovvero gli dèi veri e propri, portatori delle virtù.
Raktabija era quindi un asura in cerca di riscatto per la sua stirpe, contro il quale Durga si lanciò all'attacco.
Ma come ricompensa per i suoi sacrifici, Raktabija aveva ottenuto da Brahma un potere unico: ogni volta che veniva ferito, da ogni goccia del suo sangue nascevano migliaia di sue copie, tutte altrettanto forti. Il nome stesso dell'asura deriva da questo potere: “rakta” significa “sangue”, e “bija” “seme”. Si potrebbe quindi tradurre come “colui per il quale ogni goccia di sangue è un seme”.
Durga, montando una tigre, si confrontò con Raktabija, ma proprio per la sua continua duplicazione, ogni colpo inferto all'avversario peggiorava la situazione. La dèa era in difficoltà, con migliaia di asura da sconfiggere e senza un modo efficace per farlo.
Quando l'esercito di Raktabija iniziò a ridere di lei, la furia di Durga raggiune l'apice massimo, e in questo turbine di rabbia suprema, dal suo terzo occhio emerse Kali, la Distruttrice.
foto: Kali aspira e succhia tutto il sangue di Raktabija.
La nascita di Kali fu accompagnata da un violentissimo terremoto che scosse l'intero universo, poi la nuova emanazione di Durga partì all'attacco.
Conoscendo il potere di Raktabija, Kali adottò una tecnica diversa: ogni volta che feriva un asura, ne aspirava il sangue prima che questo raggiungesse il terreno, e una volta uccisa la creatura la ingoiava intera per evitare che si duplicasse. Procedendo in questo modo, Kali riuscì a sconfiggere l'intera legione di Raktabija, e si trovò in fine a confrontarsi con il demone originario.
Lo colpì con il suo tridente, e succhiò tutto il sangue che emergeva dalla ferita, fino a privare l'asura di tutta la sua energia vitale.
In seguito la dea, eccitata per la battaglia e ubriaca del sangue che aveva bevuto, iniziò la sua danza della vittoria, con una foga tale che mise di nuovo in pericolo l'esistenza stessa dell'universo. Solo l'intervento di Shiva in persona, uno dei componenti della trimurti e consorte di Durga, riuscì a fermarla, anche se lui stesso rischiò di morire schiacciato sotto i passi frenetici di Kali.
foto: Durga a cavallo della tigre colpisce Raktabija, mentre Kali con la sua lingua enorme raccoglie ogni goccia di sangue e inghiotte tutte le copie del demone.
Questa fu quindi la fine di Raktabija, prima vittima conosciuta di un vampiro.
Se non fosse stato per lui, l'universo non avrebbe visto la nascita di Kali, dea del Tempo, del Cambiamento e della Distruzione.
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