Pedro Nakada, la storia del serial killer

Nome Completo: Pedro Pablo Nakada Lukeña

Soprannome: l’Apostolo della Morte

Nato il: 28 febbraio 1973

Morto il: in vita

Vittime Accertate: 17

Vittime Presunte: 25

Modus Operandi: tende agguati a singoli o coppie, sorprendendoli e uccidendoli con una pistola dotata di silenziatore.


Sulle pagine di LaTelaNera.com è oggi il Perù a essere protagonista, con uno dei suoi figli più malati, violenti e psicotici: Pedro Nakada.

Così come altri serial killer sudamericani trattati sulle nostre pagine (come Pedro Lopez e Luís Alfredo Garavito per citarne un paio), Nakada è stata prima di tutto la vittima di un'infanzia infelice fatta di umiliazioni continue e abusi sia fisici che psicologici: da adulto si è poi rifatto con gli interessi sulla società, uccidendo almeno 17 persone (ma lui ha confessato 25 omicidi).

Diagnosticato psicotico e psicopatico, non si saprà mai se le sue storie sull'essere "in missione per conto di Dio" siano qualcosa in cui ha creduto realmente o soltanto una trovata per "darsi importanza" e arrivare a una pena più leggera.

Questa è la sua sanguinaria storia...


Infanzia e adolescenza nelle borgate dei poveri e disperati

Pedro Pablo Mesías Lukeña nasce a Lima, la capitale del Perù. In questa città passerà tutta la sua giovinezza e qui vivrà tutti i traumi che ne faranno un serial killer in età già adulta.

Cresce nel quartiere marginale de El Agustino, uno dei tanti pueblos jóvenes, quei poveri agglomerati di case che si perdono a vista d’occhio sulle colline desertiche che circondano la capitale peruviana.

Il disagio e la violenza sono compagni quotidiani nella vita dei bambini che crescono in quella borgata dove vige la legge del più forte e per Pedro questa violenza comincia in casa. Abusi fisici e sessuali, vessazioni, castighi corporali compiuti dalla madre e dai fratelli, in una sequela di umiliazioni che Pedro non dimenticherà mai.

Quando sarà arrestato parlerà di una lunga serie di maltrattamenti cominciata a quattro anni, quando i fratelli, per castigarlo per la morte della cagnetta di casa di cui l’accusano, abusano sessualmente di lui, violentandolo.

Pedro cresce introverso e scontroso e rispecchia nel suo comportamento la violenza che apprende in casa. Non sapendo contro chi dirigere l’ira e la frustrazione che lo colmano, si sfoga torturando gli animali. Un giorno, dopo un rimprovero della madre che finisce in botte, prende il gattino di casa e lo cuoce in padella.

Intanto, studia qualche anno alle elementari e alle medie, poi cerca di arrangiarsi, con qualche lavoretto qua e là. Non eccelle a scuola, anzi e i pochi che lo ricordano lo descrivono come taciturno e riservato.

Quando ha diciassette anni decide di presentarsi volontario nell’esercito peruviano. Vuole acquisire potere per fargliela pagare a tutti quelli che hanno abusato e riso di lui. Come per tanti altri assassini seriali prima di lui (per esempio Michael Swango, Jeffrey Dahmer, Gary Heidnik o Danny Rolling solo per citare alcuni tra quelli già trattati sulle pagine di LaTelaNera.com) la divisa è una forma per guadagnarsi il rispetto e l'autorità.

Il serial killer Pedro Nakada in arresto


L'esercito, il congedo e il primo omicidio

Rimane due mesi in caserma, poi dopo la visita psichiatrica viene congedato. Gli psichiatri militari gli riconoscono una psicopatia, giudicandolo pericoloso non solo per un ambiente come quello dell’esercito dove si usano armi, ma anche per la società.

Sulla sua psiche pesano anche le tare famigliari: una zia schizofrenica, una sorella suicida, un’altra zia rinchiusa in manicomio.

Per Pedro si tratta di una nuova e cocente delusione. Tenterà anche il suicidio e, secondo alcune fonti, commetterà il primo omicidio - mai provato - uccidendo un agricoltore che l’aveva scoperto mentre gli rubava delle angurie.


La vita lontano da Lima e nuova identità

Il serial killer Pedro Nakada in arrestoNel 2001, a ventotto anni, decide che è ora di cambiare vita. Lascia Lima e si trasferisce a Huaral, una cittadina di novantamila abitanti, a 80 chilometri a nord della capitale.

L’intenzione è quella di dimenticare il passato e di ricostruirsi una nuova vita dove nessuno lo conosce e lo possa giudicare. Per fare tabula rasa con il passato riesce a farsi anche cambiare il cognome in Nakada, facendosi adottare da un cittadino giapponese.

In realtà Pedro paga per ottenere il nuovo cognome. In un Paese dove tutto ha un prezzo riesce ad ottenere un’identità rinnovata con trecento dollari.

In cuor suo, spera di poter ottenere un visto per il Giappone e andarsene così dal Perù. Non succede però nulla e con il passare del tempo Pedro, che si arrangia con un lavoro da meccanico, comincia a vivere di sotterfugi. Con un complice, ruba automobili che poi smonta per rivenderle per parti.

Coltiva la passione per le armi, soprattutto le pistole, e affina la tecnica che poi userà per eliminare le sue vittime, preparando artigianalmente i silenziatori nella stessa officina meccanica che diventa il suo quartier generale.


Il primo omicidio accertato, in missione per Dio

Intanto, la sua tendenza schizofrenica si aggrava. Sente che ha una missione da compiere, quella di liberare la città di Huaral dalla scoria. Confonde le sue allucinazioni con la voce di Dio, che gli impone di imporre la giustizia divina su una società corrotta e depravata.

Le successive perizie psichiatriche dimostreranno che Pedro Nakada non è solo schizofrenico, ma è anche un pericoloso psicopata con tendenze omofobiche a causa delle violenze sessuali subite da bambino.

Quando compie 32 anni il fatale cocktail di risentimento, delirio di grandezza e di latore di un’imprescindibile missione sociale è pronto a esplodere.

Non a caso, commette il primo omicidio la mattina di un primo gennaio. Comincia un nuovo anno, il 2005, e Pedro Nakada è convinto che il segnale che aspettava per cominciare la sua opera di pulizia sia giunto.

Sta passeggiando sulla spiaggia di Chancay, vicino a Huaral, quando si imbatte in un passante. Secondo quello che racconterà successivamente alla polizia durante la ricostruzione dei suoi delitti, quell’uomo voleva derubarlo.

Quello che è certo è che Pedro estrae la pistola e uccide Carlos Edilberto Merino, di 26 anni, con un preciso colpo all’addome.

Il serial killer peruviano Pedro Nakada


La missione continua, il sangue scorre

Nakada la fa franca. Per gli inquirenti, l’omicidio avvenuto in spiaggia il primo gennaio rimane un mistero. Lo stesso assassino è colpito da quel suo gesto estremo e per diciotto mesi non commetterà nessun altro crimine.

L’ira, però, non è sedata, ma è solo placata. Basta un piccolo episodio perché Pedro Nakada lasci da parte ogni scrupolo e si trasformi in uno spietato serial killer.

Il 31 maggio 2006 sta camminando in una strada della periferia di Huaral quando la sua attenzione viene richiamata da una donna. Quando si avvicina si rende conto che quest'ultima, Teresa Cotrina Abad, una cinquantenne senza fissa dimora, una vagabonda, sta fumando crack.

Senza pensarlo, estrae la pistola e le spara alla testa.

Nakada ci ha provato gusto. Ha sentito l’onnipotenza, ha collaudato il potere di avere tra le mani il destino di un’altra persona.

La distanza tra un omicidio e l’altro comincia a farsi sempre più corta e in meno di tre mesi uccide cinque altre persone. Poi, si ferma. Lo fa perché la sua sesta vittima non è che una ragazzina che ammazza per errore.

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