Nome completo: Johann Unterweger
Nato nel: 16 agosto 1950
Morto il: 27 giugno 1994
Vittime accertate: 11
Vittime sospettate: altre 2
Modus Operandi: adesca la vittima (prostitute), la porta in un bosco, la fa spogliare lasciando loro addosso eventuali gioielli, in alcuni casi la accoltella, infine la strangola con la sua stessa biancheria e ricopre di foglie il cadavere, che spesso mette in posa.
Ultimo aggiornamento del dossier: 13 maggio 2015
Jack Unterweger: infanzia e adolescenza
Johann “Jack” Unterweger nacque nel 1952 a Judenburg, in Austria, a poche decine di chilometri da Graz. Il padre era un militare americano e la mamma una prostituta.
Il bimbo non conobbe mai il padre e venne abbandonato dalla madre: crebbe coi nonni, in povertà.
Fin dall’età di 9 anni marinò regolarmente la scuola, proprio per questo imparò a leggere e scrivere solo in età adulta.
Alle soglie dell'adolescenza era solito aggirarsi in mezzo a lucciole e protettori e divenne molto presto prima un teppista e poi verso i vent'anni un pappone.
Tra il 1968 e il 1974 venne arrestato 16 volte per furto con scasso e abusi sessuali.
Jack Unterweger: il primo omicidio
Nel 1974 Jack viveva a Salisburgo. Quell’anno si invaghì della sua vicina di casa, Margaret Schaefer, che aveva 18 anni, e un giorno decise di chiederle di uscire, ma lei declinò l’invito reputandolo un tipo strano, sebbene molto intelligente e sensibile.
Jack, vistosi rifiutato, chiese l’aiuto di Barbara Scholtz, una prostituta amica di entrambi. Le disse di proporre a Margaret un’uscita a tre, proposta che venne poi accolta dalla ragazza che si sentì rassicurata dalla presenza dell’amica.
Fecero un giro in macchina, poi lui condusse le ragazze in un posto appartato dove parcheggiò il mezzo e saltò addosso a Margaret. Indossava un lungo impermeabile, ne usò la cinta per legarle i polsi in fretta, con mani esperte e come se fosse già tutto preparato.
Barbara era sua complice, completamente soggiogata: assisteva alla scena immobile e senza reagire.
Si recarono con la macchina a casa di Margaret, Jack salì da solo nell’appartamento, forzò la serratura ed entrò in casa. Rubò tutti i soldi che c’erano. Ritornò giù dalle ragazze e le portò nei boschi.
Una volta al sicuro tra gli alberi, nascosti dalla vista, disse a Margaret di spogliarsi. Il rifiuto della ragazza lo fece innervosire: iniziò a prenderla a pugni e a bastonate fino a farle perdere i sensi. Successivamente trascinò il corpo vicino a un albero e pose fine alle sofferenze della poveretta strangolandola con il suo stesso reggiseno. Ricoprì poi il cadavere della ragazza con alcune foglie.
Qualche giorno dopo, Jack fu arrestato, perché era stato visto salire in macchina con le due giovani.
Non negò l’omicidio ma si giustificò dicendo: «Ho immaginato di avere davanti mia madre e quindi l’ho uccisa, ma non sapevo cosa stavo facendo.»
Il tribunale di Salisburgo incaricò il dottor Klaus Jarosch di eseguire una perizia psichiatrica su di lui. Secondo il medico, l’imputato era “emozionalmente impoverito, sensibile ed eccitabile”.
Jarosch disse anche che soffriva di improvvisi attacchi di collera, che era estremamente aggressivo e con forti perversioni sessuali di carattere sadico.
Il tribunale di Salisburgo, grazie a tale perizia, condannò Unterweger all’ergastolo per l’omicidio di Margaret Schaefer. In Austria per "ergastolo" si intende un periodo di 25 anni di carcere continuativi, con la possibilità di essere rilasciati sulla parola dopo 15.
Jack Unterweger: il killer scrittore
In prigione Jack Unterweger era un detenuto modello: come passatempo trovò la lettura. Gli piaceva leggere di tutto, dai romanzi alle opere teatrali.
Iniziò a tenere un diario in cui scriveva tutto quello che gli era successo prima dell’omicidio: scrisse della sua adolescenza, della famiglia, delle donne che aveva avuto e dei propri sentimenti.
Questo diario divenne in seguito un libro che guadagnò in pochissimo tempo un enorme successo. Si intitolava: Fegefeuer oder Die Reise ins Zuchthaus. Report eines Schuldigen (Il Purgatorio o il viaggio verso il penitenziario. Relazione di un colpevole).
Nel 1987 il regista Willi Hengstler trasse da questa autobiografia il film Il Purgatorio, alla lavorazione del quale partecipò anche Jack, direttamente dalla prigione.
Tutto questo successo gli fece conquistare il rispetto e la stima della comunità letteraria austriaca. I più grandi scrittori firmarono una petizione che, con l'avvicinarsi del momento in cui Jack avrebbe potuto tornare libero sulla parola, richiedeva il suo rilascio.
Le firme furono tantissime e quindi, nel maggio 1990, il giudice accettò di rilasciarlo con un’unica condizione: che non avrebbe più commesso reati di nessun tipo.
Appena fuori Unterweger ricevette dallo stato un ricco sussidio al fine di poter proseguire la sua carriera, e fu invitato a vari talk show televisivi. In queste trasmissioni, dove si impose per carisma, fascino ed esuberanza, parlò del suo libro e si presentò come modello di riabilitazione carceraria. Divenne in poco tempo una star, ammirata dai letterati e amatissima dalle donne.
Jack Unterweger: si torna a uccidere
Nella notte tra il 14 e il 15 settembre 1990, una prostituta, Blanka Bockova, mentre era al lavoro sulle strade di Praga fu avvicinata da un uomo molto gentile e affascinate che guidava una bella macchina. La ragazza accettò l’invito a salire a bordo del fiammante mezzo e si lasciò portare in un posto appartato.
Una volta fermi però, il misterioso individuò estrasse un coltello e iniziò a minacciarla. La fece spogliare completamente ordinandole tuttavia di tenere addosso i gioielli. Poi la colpì con il coltello e la strangolò con il suo reggiseno.
La vittima fu ritrovata la mattina del 15 settembre del 1990 in un bosco: era stesa sulla schiena e parzialmente ricoperta di foglie.
Il 25 ottobre dello stesso anno, Jack era in Austria: decise di andare di nuovo a caccia nel suo paese natio. Questa volta la preda si chiamava Brunhilde Masser, e anche lei era una prostituta: fu portata anch’ella in un bosco e fu accoltellata e strangolata con il reggiseno allo stesso modo della Bockova.
La ritrovarono il giorno dopo, prona, vestita solo dei suoi gioielli e ricoperta di foglie.
Il 5 dicembre 1990, mentre era ancora in Austria, Unterweger fece salire in macchina Heidemarie Hemmerer: come le due precedenti vittime era anche lei una prostituta, e anche con lei tutto si svolse come nelle altre volte. Jack la condusse in un bosco, la fece spogliare e prima che lei finisse di togliersi i vestiti la strangolò con il reggiseno.
Anche la Hemmerer fu ritrovata la mattina dopo: semivestita, prona e con i gioielli indosso.
A Sabine Moltzi, toccò la stessa sorte delle sue colleghe: non sapendo cosa l’aspettava, non ci mise molto a salire sulla macchina di Jack, dopo essersi accordata con lui sul prezzo dei suoi “servizi”. Fu uccisa la sera del 16 aprile 1991.
Nel suo caso Unterweger usò i suoi collant per soffocarla. La Moltzi fu trovata il giorno successivo, nella stessa posizione e condizione delle altre.
La sera del 7 maggio 1991, toccò invece a Karin Arogiu. La ritrovarono sul ciglio della strada: nuda e con i gioielli addosso. Era stata strangolata con il suo body e stranamente non era ricoperta di foglie.
Jack Unterweger: la polizia annaspa, il killer diventa giornalista
Nonostante tutti gli omicidi presentassero la stessa firma (vittima strangolata con i propri indumenti intimi, denudata e con i soli gioielli lasciati addosso) la polizia incredibilmente non collegò i delitti. Ai tempi, in Austra, le modalità di indagini della polizia non erano ancora "aggiornate" ai serial killer, e non esisteva nel paese un "database dei crimini" come il VICAP americano.
L’unico che individuò un case linkage, un nesso tra gli omicidi, fu l’investigatore in pensione August Schenner.
Schenner, all’epoca settantenne, si era reso contro leggendo i giornali che il modus operandi del killer era straordinariamente simile a quello di un assassino che lui stesso aveva contribuito a catturare negli anni 70. Quell’assassino era Jack Unterweger.
Intanto anche l’opinione pubblica cominciò a interessarsi agli omicidi delle prostitute: Jack ne approfittò per dire la sua, sostenendo la tesi della presenza di un serial killer austriaco.
Come se questo non bastasse a dimostrare la sua personalità narcisistica, cominciò perfino a investigare sui casi, intervistando le prostitute per strada. Il suo atteggiamento convinse una testata giornalista ad assumerlo con il compito di fare luce su uno degli omicidi che lui stesso aveva commesso, e di scrivere un articolo ben particolareggiato sulla vicenda.
Jack cominciò così a intervistare anche i poliziotti (tra i quali Max Adelbacher, direttore dell’ufficio sicurezza del dipartimento di polizia di Vienna) incaricati di catturare il “misterioso omicida”, ottenendo tutte le informazioni di cui i tutori della legge erano in possesso.
Jack Unterweger: omicidi a Los Angeles
Favorevolmente impressionato dall’ottimo lavoro che stava facendo, il direttore di un altro giornale decise di affidargli un reportage sulla prostituzione negli Stati Uniti. Jack accettò molto volentieri la proposta e partì per Los Angeles.
Nella città californiana, Unterweger se ne andava in giro addirittura con un’auto di pattuglia del LAPD (Los Angeles Police Department).
Dopo appena alcuni giorni di permanenza nella metropoli, esattamente il 20 giugno 1991, Jack strangolò Shannon Exley con il suo reggiseno. La donna, una prostituta, fu anche lei trovata la mattina dopo seminuda.
Il 30 giugno fu invece trovato il cadavere di Irene Rodriguez, un'altra giovane prostituta.
La mattina del 4 luglio, il giorno dell’Indipendenza, fu la volta del ritrovamento del corpo di Sherri Ann Long. Era in posizione supina, vestita solo con un orologio da polso e strangolata con il proprio reggiseno.
Intanto in Austria continuavano a esser rinvenuti nuovi cadaveri: il 5 ottobre saltò fuori il corpo di Elfriede Schrempf, scomparsa la notte tra il 7 e l’8 marzo del 1991, mentre il 16 aprile 1992 quello di Regina Prem, che era sparita tra il 28 e il 29 aprile. I resti erano in avanzatissimo stato di decomposizione, quindi fu impossibile stabilire la causa della morte.
Jack Unterweger: la polizia americana indaga
Jim Harper, il detective della polizia statunitense che si occupava degli omicidi commessi in California iniziò a notare delle analogie: tra queste il nodo fatto per strangolare le vittime. Chiese aiuto a Lynn Herold che lavorava al laboratorio criminale di Los Angeles.
Herold analizzò i nodi e scoprì che erano tutti eseguiti dalla stessa persona, che sicuramente era molto esperta. A questo punto fu chiaro che avevano a che fare con un assassino seriale.
Tracciarono un profilo: il serial killer era uno psicopatico organizzato che sceglieva le sue vittime con molta cura e aveva preso di mira dei soggetti ad alto rischio, scelta che gli dava meno probabilità di essere scoperto.
Jack Unterweger: giù la maschera
Mentre la polizia di Los Angeles si metteva alla ricerca dell’omicida seriale, quella cecoslovacca e quella austriaca gli avevano già dato un nome e un volto: il serial killer era Jack Unterweger.
A Praga, infatti, qualcuno aveva visto Blancka Bokova salire nell’auto di Jack e quest’ultimo era stato avvistato più volte con ragazze che poi erano morte.
I poliziotti cecoslovacchi chiesero a quelli austriaci di perquisire la Ford Mustang di Unterweger ai tempi dell'omicidio (Jack aveva poi venduto il veicolo) e in essa fu trovato un capello di Blancka.
Ma le scoperta non finirono qui: sul corpo della Hemmerer vennero trovati dei fili di lana rossa. Analizzandoli si scoprì che appartenevano a una sciarpa dell'uomo.
Degli esperti del dipartimento di scienze comportamentali dell’FBI, di Quantico (Virginia), redassero un documento in cui venne tracciato un profilo psicologico del "serial killer delle prostitute": >corrispondeva esattamente al profilo di Jacob Unterweger.
Il documento venne mandato direttamente in Austria: gli inquirenti, subito dopo averlo letto, chiesero un mandato di cattura nei suoi confronti. Era accusato di 7 omicidi avvenuti in Austria e 4 avvenuti in altri paesi.
Jack Unterweger: la fuga a Miami
Appena Jack Unterweger scoprì che la polizia lo cercava fuggì con una ragazzina di 18 anni che era innamorata follemente di lui. Lei gli chiese di andare verso Miami, perché era una ammiratrice di Don Johnson, l'affascinante attore che recitava nella parte di un poliziotto anti-droga nel telefilm Miami Vice.
Prima di andare a Miami, però, i due fuggirono in Svizzera e di qui a Parigi, per poi prendere un aereo diretto negli Stati Uniti.
Riuscirono a superare tutti i controlli e i posti di blocco. Appena arrivati in America, Jack chiamò le televisioni e i giornali in Austria e proclamò la sua innocenza. Le cose cominciavano però a mettersi male per lui visto che in pochi gli credettero. Anche il mondo intellettuale austriaco, che da sempre si era battuto per difenderlo, era sotto shock.
L’Interpool iniziò a seguire i movimenti della sua carta di credito: si scoprì che si nascondeva in Florida. Subito dopo averlo trovato e arrestato, gli agenti lo estradarono in Austria.
Jack Unterweger: l’epilogo
Il processo si svolse nel tribunale di Graz, dove tre consulenti, Greg McCrary, James Wright e il noto John Douglas del centro nazionale dell’analisi del crimine violento (il Behavioral Analysis Unit), lo definirono uno psicopatico organizzato.
Unterweger sceglieva le vittime con cura e premeditando gli omicidi. Non le mutilava e non portava via dei feticci. Le portava sul luogo del delitto con la propria macchina, le uccideva tutte nello stesso modo cercando poi di nascondere il corpo non solo a chi l’avrebbe dovuto trovare, ma forse anche a se stesso.
L’arma usata era la loro biancheria intima e il nodo che faceva era uguale in tutti i casi, tanto da poter esser considerato come la sua firma.
Lo definirono un "Lust Killer", un assassino che “uccide per libidine, emozione che può essere trasmessa non solo da un atto sessuale, ma anche dal semplice atto di uccidere o dal fatto di avere il totale controllo sulla vittima”.
Messo davanti a queste accuse negò di essere la persona che essi descrivevano e cercavano.
In tribunale disse: «Ero un individuo avido, vorace, affamato di vita, deciso a risalire dal fondo... ma non ero io!»
Il 29 giugno 1994, la giuria lo ritenne responsabile di 7 omicidi e sospettato di altri 2 e lo condannò per la seconda volta all’ergastolo.
Poche ore dopo quella sentenza un secondino che gli portava da mangiare in cella lo trovò impiccato alle sbarre della finestra. Si era ucciso utilizzando delle stringhe della sua uniforme da carcerato: ovviamente il nodo che aveva fatto per uccidersi era uguale a quello usato in passato per strangolare le sue vittime.
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