Cayetano Santos Godino: ancora in strada e due nuovi hobby
Sono i suoi stessi genitori a richiederne la scarcerazione nel dicembre 1911.
Cayetano Santos Godino torna a casa il 23 dicembre 1911, in tempo per festeggiare le festività natalizie.
Due mesi prima circa aveva compiuto 15 anni. Suo padre gli aveva trovato un lavoro: lavorare nobilita l'uomo e lo inserisce nella società, e questi erano le speranze e i progetti dell'uomo.
L'impiego di Cayetano durò circa tre mesi, dopo di che il ragazzino venne licenziato e si ritrovò (di nuovo) a vagare per le vie della città. Una città che nel frattempo si era espansa fino ad arrivare a inglobare diverse zone un tnmpo dedicate all'agricoltura.
Due erano le cose cui il giovane disoccupato si teneva impegnato, due "simpatici hobby" che aveva imparato mentre era imprigionato alla Marcos Paz: bere alcolici e dare fuoco alle cose.
Non è chiaro se Cayetano bevesse per piacere o per farsi passare i feroci mal di testa che da qualche tempo lo tormentavano, resta il fatto che con ogni emicrania aumentava sempre più la sua voglia di violenza e morte.
E la piromania fu quell'occupazione in più con cui svagarsi/sfogarsi quando non riusciva a mettere le mani su nessuna vittima.
Cayetano Santos Godino: climax di violenza, fiamme e morte
Il 17 gennaio 1912 diede fuoco a un magazzino sulla via Corrientes. Mesi più tardi confessò "Mi piace vedere i pompieri all'opera. È bello vedere quando cadono nelle fiamme".
Ma è chiaro che ormai è l'omicidio il suo passatempo più grande.
Il 26 gennaio 1912 il tredicenne Arturo Laurona venne ritrovato cadavere in una casa abbandonata. Pestato a sangue, flagellato, mezzo nudo e con una corda legata intorno al collo. La Polizia non aveva indizi su cui lavorare e nessuno venne mai incriminato per questa morte.
Ma l'anno caldo di Cayetano è solo agli inizi.
Il 7 marzo 1912 Cayetano incendiò il vestito della piccola Reyna Vainicoff, di cinque anni.
La bambina era ferma davanti a un negozio di scarpe ad amminarne la vetrina quando cominciò a gridare dal dolore: qualcuno aveva dato fuoco al suo delizioso vestitino.
Suo nonno la sentì piangere e gridare dall'altra parte della strada e subito provò ad accorrere in suo aiuto, ma venne investito da un'auto nel mezzo della strada, morendo sul colpo. Un poliziotto in zona arrivò sul posto: gettò la bimba a terra e spense le fiamme soffocandole col proprio corpo.
Tutto questo accadde sotto gli occhi di Cayetano, lì presente mischiato tra la folla di curiosi. Nessuno lo aveva visto dare fuoco al vestito della bimba.
La piccola Reyna venne poi portata in ospedale, dove morì 16 giorni dopo per le ustioni riportate.
Il 24 settembre 1912, mentre stava lavorando a giornata nella stalla di un certo Paulino Gomez, uccise con tre profonde coltellate una cavalla. Ma non fu arrestato per mancanza di prove.
Qualche giorno prima aveva dato fuoco a una stazione dei tram, causando danni minori.
L'8 novembre 1912 provò a uccidere il piccolo Roberto Russo, di 2 anni. Lo portò in un magazzino grazie al solito Modus Operandi a base di promesse di caramelle e una volta lì prima gli legò le gambe con una corda che utilizzava a mo' di cintura per i pantaloni poi provò a strangolarlo.
Ma un operaio lo scoprì e lo fermò, avvisando poi la Polizia. Cayetano venne accusato di "tentato omicidio" ma fu rilasciato in attesa del processo.
E non perse di certo tempo.
Il 16 nevembre 1912 infatti colpì con una pietra la piccola Carmen Ghittoni, di 3 anni, procurandole solo danni minimi e scappando all'arrivo di un poliziotto.
Quattro giorni dopo, il 20 novembre 1912 rapisce la piccola Catalina (Carolina) Neulener, di 5 anni. Provò a portarla in un magazzino isolato ma la piccola si mise a gridare attirando l'attenzione di un vicino, alla vista del quale Cayetano scappò.
Forse per sfogarsi di queste occasioni mancate, sul finire del mese diede invece fuoco a due capanni degli attrezzi, mandandoli in fumo.
Ma ormai la sua pazza esclation di morte, fiamme e violenza era quasi giunta alla fine.
[continua nei prossimi giorni...]
|