Nome completo: Anatoly Onoprienko
Soprannome: Terminator, Citizen O, Bestia dell'Ucraina
Nato il: 25 luglio 1959
Morto il: 27 agosto 2013
Vittime accertate: 52
Modus operandi: irrompe in case isolate alle prime luci dell'alba, riunisce i membri della famiglia e li uccide sparando col suo fucile calibro dodici.
L'investigatore Bogdan Teslya disse: "Vuoi parlare con un generale? Ti porterò il tuo generale, ti porterò dieci generali, se vuoi. Ma se te lo porto e tu non hai niente da dirgli? Perché, forse, non c'è niente da dire."
L'uomo seduto di fronte lo guardò.
"Non preoccuparti. C'è di sicuro qualcosa da dire".
E quando Anatoly Onoprienko cominciò a parlare, la sua confessione fu una di quelle che non si possono dimenticare. Una storia folle di crimine e morte che ha portato quell'uomo a diventare con tutta probabilità il più letale serial killer di sempre dell'Ucraina.
Su LaTelaNera.com vi proponiamo la sua storia.
Anatoly Onoprienko: un bambino abbandonato, un uomo duro, ma giusto
Anatoly Onoprienko (Anatolij Onoprijenko, in ucraino: Анатолій Онопрієнко) nasce il 25 luglio 1959 a Laski, in Ukraina, nella regione di Zhitomirskaya Oblast e la sua vita è segnata presto da un'infanzia dolorosa e difficile. A quattro anni muore sua madre e quando ne compie sette il padre e il fratello maggiore decidono di liberarsi di lui rinchiudendolo in un orfanotrofio.
Non si sa niente di quel periodo della sua vita, ma possiamo immaginare la situazione in un istituto del genere nell'ex Unione Sovietica dei primi anni sessanta: la fame, la paura, le botte. E sarà proprio questa la linea difensiva che seguirà Ruslan Moshkovsky, il suo avvocato, durante il processo che lo vedrà protagonista tanti anni dopo: "Il mio assistito all'età di quattro anni venne privato dell'amore materno e dell'attenzione necessaria nella formazione di un uomo".
Era sicuramente vero, come è sicuramente vero che furono proprio l'abbandono da parte del padre e del fratello a far maturare nella mente di Anatoly un odio sconfinato e patologico nei confronti della famiglia, quella famiglia che lui non aveva mai avuto e che lo porterà, in un periodo di mattanza relativamente breve, a sterminare 52 persone.
Ormai adulto, studia silvicoltura, viene saltuariamente curato in un ospedale psichiatrico, lavora come marinaio, fa il pompiere nella città di Dneprorudnoye dove una scheda attitudinale lo definisce un uomo "duro, ma giusto", emigra all'estero per svolgere il mestiere di operaio.
Non ci sono molti indizi che portino a immaginarlo come apparirà a tutti, alcuni anni dopo, durante il processo che lo dichiarerà colpevole e lo condannerà: un trentanovenne biondo di statura media, un fisico da sportivo, razionale, educato, eloquente, dotato di un'eccellente memoria e sprovvisto della benché minima pietà.
Anatolij Onoprijenko: l'uccisione del cervo, il complice Sergei, prime stragi
"La prima volta che ho ucciso avevo poco più di vent'anni. Ero nei boschi e sparai a un cervo. Ricordo che, mentre lo guardavo morire, mi sentivo sconvolto, non capivo perché lo avevo fatto e mi spiaceva per lui. Non ho mai più provato un sentimento simile".
Per Anatolij Onoprijenko la carriera di assassino inizia con il cervo ammazzato nei boschi vicino a casa, un delitto che nessun tribunale di uomini prenderebbe mai in considerazione.
Il primo delitto che rientra nei comuni canoni di comprensione risale al 1989 quando Anatoly incontra Sergei Rogozin nella palestra dove entrambi vanno ad allenarsi. I due diventano amici, cominciano a passare diverso tempo assieme prima e dopo gli allenamenti e non è difficile immaginare due trentenni insoddisfatti della vita e scaldati dalla vodka cercare espedienti sempre più pericolosi per incrementare le loro magre entrate.
Decidono infine di cominciare a rapinare le case di gente un po' meno povera di loro.
Una notte, mentre stanno rubando in una casa isolata e fuori città, vengono scoperti dai proprietari. Anatoly e Sergei sono armati e capiscono che per non finire in prigione e far sparire le loro tracce devono uccidere tutti quelli che si trovano in casa. E così faranno: quando se ne vanno lasciano a terra due adulti e otto bambini.
Anni dopo, una volta arrestato, Anatolij dirà agli investigatori che, pochi mesi dopo lo sterminio, rompe ogni rapporto con Sergei e si dedica a una strage solitaria. Spara a cinque persone che dormono all'interno di un'auto, una Lada, compreso un bambino di undici anni e brucia i loro corpi, ma la cosa non gli dà nessuna soddisfazione.
"Mi ero avvicinato solo per rubare, se avessi saputo che c'erano cinque persone là dentro, me ne sarei andato. I cadaveri sono brutti, puzzano e sprigionano cattive vibrazioni. Dopo aver ucciso la famiglia nella macchina, rimasi seduto là dentro con i loro corpi per due ore. Non sapevo cosa farne e l'odore era insopportabile".
Dopo gli omicidi, Anatoly va a vivere e a lavorare insieme a un lontano cugino. Non uccide più, almeno fino al 24 dicembre 1995, quando la carneficina ha nuovamente inizio.
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