Serial Killer > Wiki > I serial killer si rivelano spesso grandi ammiratori di Adolf Hitler e della sua filosofia
Se già di per sé il nazismo non evocasse abbastanza immagini di morte e torture, lo si ritrova associato ai serial killer che si rivelano spesso grandi ammiratori di Adolf Hitler e delle sue teorie.
L’idea del "superuomo" che ha il diritto di imporre la propria volontà sugli altri, considerati inferiori – soprattutto se appartengono a "razze" diverse, come ebrei, afroamericani o ispanoamericani, o a categorie ai loro occhi moralmente deplorevoli come omosessuali o prostitute – non può infatti che essere sposata da menti malate che non desiderano altro che aver potere di vita e di morte su altre persone, umiliandole e torturandole prima di ucciderle.
Graham Young, classe 1947, era tanto appassionato di veleni quanto di Hitler e dei suoi programmi di sterminio. Dopo aver scontato nove anni di manicomio per aver avvelenato la famiglia, eliminò allo stesso modo molti colleghi della ditta di forniture fotografiche dove aveva trovato lavoro.
La filosofia nazista è stata fonte di ispirazione anche per gli Assassini della Brughiera, gli inglesi Ian Brady e la sua compagna Myra Hinley, che torturarono e uccisero quattro bambini.
William Heirenes durante la guerra collezionava mutandine da donna rubate e foto di Hitler e altri noti nazisti. Tra il '45 e il '46 uccise due donne e una bambina di sei anni.
Edward Gein con le sue mani fabbricò paralumi, cestini e altri oggetti per la casa con i poveri resti dei morti che trafugava nei cimiteri o delle sue sfortunate vittime. Sembra si sia ispirato alla follia nazista che sfruttava gli ebrei anche dopo averli massacrati, facendone saponi e paralumi.
Soprattutto gli assassini più giovani sembrano ossessionati dal nazismo, soprattutto se agiscono in coppia e alimentano reciprocamente la loro follia.
La mattina del 20 aprile 1999, il diciottenne Eric Harris e il diciassettenne Dylan Klebold entrarono nel loro liceo Columbine e massacrarono i loro compagni di classe in nome tanto di Charles Manson, quanto di una filosofia filo-nazista.
Anche l’Italia ha avuto un caso di coppia seriale nazista. Firmandosi con il nome di Ludwig, gli allora giovani Wolfgang Abel e Marco Furlan tra il 1977 e il 1984 uccisero almeno 27 persone, scelte per lo più tra prostitute, omosessuali e sacerdoti. Inviarono diversi messaggi alla stampa per rivendicare le loro gesta, scrivendo cose come: "LA NOSTRA FEDE È NAZISMO/LA NOSTRA GIUSTIZIA È MORTE/LA NOSTRA DEMOCRAZIA È STERMINIO".
Va anche segnalato che nel 1995 lo studioso Lester ha coniato il termine "serial killer atipico" per indicare chi uccide più persone per un motivo apparentemente non patologico (killer della mafia, per esempio) ma con modalità tali e/o motivazioni più profonde tipiche di un serial killer classico (killer che tortura la vittima prima di eliminarla).
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