Cobra Reale (Ophiuphagus hannah)

Il Cobra reale (King cobra) è il serpente velenoso più grosso del mondo e uno dei più letali

Nome comune: Cobra reale (ITA) / King cobra (ENG) / Nomi locali: Ular Tedong Selar, Ular Tedung, Ular Kunyet Terus, Ular Tedong Belalang, Ular Anang, Oraj Totok, Tomumuho, Mantakah, Belalang, Taw-Gyi Mwe Haut, Yanjing Wang She.

Nome scientifico: Ophiophagus hannah (ovvero “Mangiatore di serpenti aggraziato”)

Classificazione: Vertebrato rettile, famiglia elapidi


Cobra Reale (King Cobra): Distribuzione e habitat

Il Cobra reale è diffuso, pur senza essere comune, in un’ampia area che comprende tutto il subcontinente indiano e il Sudest asiatico. Quindi: Bangladesh, Bhutan, Birmania, Brunei, Cambogia, Cina meridionale, Filippine, Indonesia, India, Laos, Malesia, Nepal, Singapore, Tailandia, Vietnam, Tibet.

L’habitat è, come si può dedurre da questo elenco, molto variabile. In ogni caso il Nostro preferisce giungle e foreste folte poste a discrete altitudini, ma si può incontrare anche in boschi meno fitti, paludi di mangrovie, foreste di bambù, savane, campi aperti, colline. Di norma (ma esistono eccezioni) non supera i 1.800-1.900 metri di altitudine. Difficilmente lo si incontra a livello del mare, mentre ama luoghi ricchi di acque dolci, come torrenti e laghi – è infatti eccellente nuotatore, oltre che ottimo arrampicatore.
Purtroppo la deforestazione ha cancellato il suo ambiente naturale in molte aree, causando un forte calo della popolazione. Non risulta comunque una specie a rischio, pur essendo stata inserita nella lista CITES, all’interno dell’Appendice II.
Non è anomalo trovarlo in vicinanza di insediamenti umani.
In genere, sono animali solitari, oppure li si può incontrare in coppie formate da un maschio e una femmina.


Cobra Reale (King Cobra): Aspetto

Anche se è il re dei cobra, Ophiophagus hannah non è un cobra. (E infatti i “veri” cobra fanno parte del genere Naja).
Rispetto ai suoi sudditi, questo è molto, molto più grosso: di fatto, abbiamo qui il serpente velenoso più grosso del mondo, in grado di raggiungere da adulto – su una vita media di circa 20 anni – una lunghezza massima di oltre 6 metri, superiore anche a quella della maggior parte dei costrittori e, per capirci, anche a quella di un coccodrillo.
La lunghezza media si aggira sui 4 metri e il peso medio è di 6 Kg.

Questi colossi dai movimenti veloci e agili hanno un corpo affusolato e lucido, che si stringe verso una coda appuntita. La testa è piuttosto appiattita, è ornata da due grosse scaglie occipitali sulla nuca, e ospita occhi frontali di medie dimensioni e dalle pupille rotonde, accesi e profondi, che suggeriscono la vivace intelligenza di questi animali. Non ci sono orecchie (il che non significa sia sordo, tutt’altro: il suo udito decodifica le vibrazioni, e risulta molto efficiente). La vista è buona, tanto che il suo campo visivo si estende fino a 100 metri. Il muso è arrotondato, con arcate sopraoculari indistinte.

Dei cobra condivide la caratteristica più evidente, ovvero le evidenti “ali” ai due lati del collo, costituite da pelle morbida in eccesso, utili per rendersi più minaccioso in caso di pericolo, tramite costole mobili che scattano formando il “cappuccio”. A differenza degli altri cobra, il cappuccio non mostra sul dorso motivi evidenti come i tipici “occhi”, non distinguendosi a livello cromatico dal resto del corpo.

Essendo così ampia la loro area di presenza, i Cobra reali sono anche molto diversi tra loro, ogni ceppo essendosi adattato al luogo d’origine con scopi mimetici (quindi troveremo serpenti più scuri, per esempio, in foreste molto fitte, e serpenti più chiari in habitat più aperti). La gamma cromatica varia dal nero al giallo, passando per il marrone e il verde. Possono presentare bande bianche sul dorso. La pancia è in genere color crema, ma può variare molto nella tonalità, e può presentare bande nere o scure.

Le scaglie, di cheratina molto liscia, sono oblique, relativamente piccole e arrotondate sul dorso, dove le file centrali (due nella parte anteriore, tre nella posteriore) sono in genere allargate. Le scaglie ventrali sono 235-250 per i maschi e 239-265 per le femmine. Le subcaudali, singole o a coppie, sono 83-96 per i maschi e 77-98 per le femmine. Sulla pancia, molto più morbide, costituiscono una successione di “fasce” orizzontali, ogni scaglia una fascia, segmentando il serpente.

Le ghiandole velenifere sono collocate dietro gli occhi, e sono collegate a zanne cave superiori, fisse, lunghe ben 12 millimetri.

Caratteristica peculiare e particolarmente inquietante del Cobra reale è il possente sibilo, molto diverso da quello della maggior parte dei serpenti, che in genere si attesta tra i 3.000 e i 13.000 Hz, con una dominante media sui 7.500. Nel caso del Cobra reale abbiamo invece frequenze inferiori a 2.500 Hz, con una dominante attorno ai 600 Hz. In parole: un soffio pieno, profondo, vibrante e potente che somiglia più a un ruggito (o alla performance di un cantante death metal!).


Cobra Reale (King Cobra): Dieta

Il nome scientifico non lascia molti dubbi riguardo alla dieta del Cobra reale, e infatti il suo piatto preferito sono proprio altri serpenti, che caccia a terra principalmente di giorno, ma anche di notte se occorre. In assenza di serpenti, può ripiegare su altri rettili come lucertole, mentre è molto raro si cibi, come invece sono soliti gli altri serpenti, di roditori, piccoli mammiferi o uccelli.
I più apprezzati sul loro menu sono alcune specie di pitoni, oppure il bellissimo Orthriophis taeniurus friesei (in realtà un Elaphe) o altri colubridi non velenosi. Tuttavia, il Cobra reale non si fa troppi problemi a divorare anche serpenti velenosi come le varie specie di krait, i suoi sudditi cobra, o addirittura Cobra reali più piccoli.

Pare anche siano piuttosto schizzinosi: in cattività è stato osservato come ogni individuo tenda a nutrirsi di un particolare tipo – o pochi particolari tipi – di serpente di propria preferenza, e accetti solo quello ignorando altre specie.

Cacciano basandosi sull’olfatto, catturando l’odore delle prede con la lingua biforcuta, decodificandolo grazie all’organo di Jacobson e avvicinandosi di soppiatto usando la lingua come un’antenna radio, per poi attaccare con uno slancio rapido preceduto dal sollevamento di circa un terzo del corpo.
In caso di fuga della preda, sono in grado di inseguirla senza riabbassare il segmento sollevato, così da osservarne i movimenti dall’alto.
La preda è uccisa con il veleno e ingoiata intera.


Cobra Reale (King Cobra): Come ti ammazza

Per quanto, come la maggior parte dei serpenti, è abbastanza difficile ti attacchi se non lo provochi, tendendo piuttosto a defilarsi, il Cobra reale non è un tipo che si fa mettere i piedi in testa.
Non è quindi affatto difficile che, se si sente disturbato, decida che l’hai scocciato. In questo caso, tiene il terreno senza alcun genere di timore nei tuoi confronti – anche perché, letteralmente, quando si solleva ti guarda dall’alto in basso.
Ti fissa per qualche istante, gonfiando il cappuccio, snudando le zanne e ruggendo forte e a lungo.
Se vuoi puoi scappare ora, vedi tu.

In alternativa, lui si slancia in avanti per un raggio di almeno due metri – che copre in una frazione di secondo – e ti morde, e continua a morderti anche se tu cerchi di scrollartelo di dosso (ma è troppo grosso) o di allontanarti, strisciandoti dietro senza farsi troppi problemi, ma senza smettere di stringere. Finché non decide che è abbastanza.
Considera ora che il morso che hai appena ricevuto è in grado di uccidere un elefante adulto.
E tu no, non hai il fisico di un elefante.

Preparati quindi a passare minuti tutt’altro che gradevoli, mentre il violentissimo dolore meccanico del morso non accenna a diminuire anche dopo che lui si è staccato, ma non paiono subentrare altri sintomi.
Sembrerebbe quasi non ti abbia avvelenato. Ma nell’80% dei casi, non è così.

Te ne accorgi dopo una decina di minuti di perfetta suspense, quando si presentano un forte gonfiore e una sensazione di nausea e vertigini. Ormai non ti resta molto tempo, mentre seguono a breve distanza ipertensione, fitte addominali, sonnolenza e intorpidimento degli arti. La coscienza diviene sfocata (ma il dolore non passa), rapidamente non ti è più possibile muoverti o reggerti in piedi, hai il tempo di renderti conto che la ferita è già un po’ marcescente, mentre il mondo si offusca e ti addormenti e poi muori.


Cobra Reale (King Cobra): Consigli di sopravvivenza

Non ci sono particolari modi di evitare un incontro con un Cobra reale, visto che l’habitat è vasto e vario. Non c’è nemmeno alcun accorgimento particolare per prevenire un attacco, al di là di ciò che detta il buon senso: se siamo in una zona dov’è presente, specialmente in mezzo a fitta vegetazione, occhi e orecchie aperte, e attenzione a dove si mettono mani e piedi.
La capacità di riconoscere immediatamente il Cobra reale è l’arma di difesa principale: se lo vediamo, giriamo alla larga. Specialmente se è in compagnia del partner o con i piccoli, situazioni in cui è particolarmente nervoso.

Se morde, l’unica speranza è l’intervento immediato di soccorritori equipaggiati con l’antidoto, esistente e funzionante – o trovarci davvero a due passi da un ospedale.

In ogni caso, vale la pena di tentare. Mal che vada moriremo, e pazienza.
Innanzitutto assicuriamoci che il serpente non sia ancora nei paraggi. Se lo è, allontaniamoci prima di subire – o far subire al ferito – nuovi attacchi. Se il serpente è stato abbattuto, lo dovremo portare con noi perché questo faciliterà l’identificazione del veleno e quindi l’intervento medico. Se non è stato ucciso, assolutamente non inseguiamolo e non cerchiamo di stanarlo: è più grosso, più veloce, più cattivo di noi.

Tranquillizziamo la vittima. Agitarsi o farsi sopraffare dal terrore aiuta il veleno nella sua azione. La mole, la fama e la potenza del serpente potrebbero portare la vittima a reazioni isteriche o a terrore cieco. Facciamogli capire che il tempo di avvelenamento concede un tentativo di salvataggio, per quanto la situazione sia assolutamente seria.

La ferita non va manipolata. Si può al limite pulire con un tessuto inumidito eventuali residui di veleno sulla pelle. È importante però non massaggiare o premere sulla ferita. Non bisogna lavarla né pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l’ospedale. Quindi questo va fatto solo nel caso siamo sicuri di non poterne raggiungere uno.

Rimuoviamo anelli e bracciali. Se la ferita è su un arto, è opportuno praticare una fasciatura larga sul punto della ferita, utilizzando anche un brandello di vestito o simili, evitando di stringere troppo in modo da non impedire la circolazione. Estendiamo la fasciatura in modo che copra quanta più superficie dell’arto, comprese le dita. Il tutto evitando di muovere troppo l’arto stesso – eventualmente va bene fasciare anche sopra i vestiti.
A questo punto, utilizzando qualunque oggetto dritto e rigido, immobilizziamo l’arto.

Se si presentano problemi respiratori (non è detto accada), a questi va data assoluta precedenza, eventualmente intervenendo con la respirazione artificiale, ma prima di tutto badando che le vie respiratorie siano libere.

Non usiamo lacci emostatici, non tagliamo, non succhiamo il veleno né cauterizziamo la ferita con fiamme. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche, niente incisioni o amputazioni o ghiaccio.
Evitiamo qualunque tipo di assunzione orale, in particolare se beviamo alcolici è un grosso errore.
L’unico liquido ammesso è acqua pulita, solo nel caso sappiamo già che passeranno diverse ore prima di raggiungere l’ospedale. Per quanto, in questo caso, sarà troppo tardi.

La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possibile. Una barella d’emergenza può essere costruita, oppure mettiamocela in spalla. L’importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno nel suo lavoro.

Se siamo noi i feriti, prima di tutto se possibile chiamiamo soccorso e aspettiamo senza muoverci. Altrimenti, muoviamoci con la massima calma e cercando di spostare meno possibile l’arto o la parte colpita. E se crediamo in Qualcuno, male non può fare chiedere una mano…


Cobra Reale (King Cobra): Veleno

L’indice LD50 sottocutaneo è basso (quindi: veleno potente – per saperne di più sull’LD50 vedi l’Introduzione), attestato attorno a 1,8 mg/Kg. Un valore comunque non tra i più bassi in assoluto, meno significativo per esempio rispetto al veleno degli altri cobra – il Cobra indiano (Naja naja) ha un valore di 0,45 mg/Kg, quindi circa quattro volte più potente. Gli altri supervelenosi che abbiamo già incontrato hanno un valore LD50 nettamente più basso: per esempio il Mamba nero, che vanta uno 0,32 mg/Kg, così come la Vipera della morte (0,4 mg/Kg). Questo valore pone il Cobra reale tra gli elapidi meno velenosi a livello di pura potenza.

Tuttavia, per chi viene morso, il problema è la dose media di veleno iniettato con un morso: parliamo di un valore folle di 600 mg (peso a secco), probabilmente il valore più alto tra tutti i serpenti velenosi: più che triplo, per esempio, rispetto alla Vipera della morte (già di per sé un dispensatore di porzioni assai più generoso della maggior parte dei serpenti velenosi). E una volta e mezzo la capacità del Mamba nero. Per di più, il Cobra reale dispone di zanne lunghe (12 mm) e grosse, montate su una bocca dall’enorme capacità di compressione, capaci quindi di penetrare in profondità e iniettare il veleno con estrema efficacia.

Già questo basterebbe, ma a porre davvero questo magnifico animale ai vertici assoluti della velenosità mondiale ci pensa il Cobra reale cinese, variante locale che a differenza dei cugini dell’India e del Sudest asiatico raggiunge – mantenendo la dose invariata – uno spudorato LD50 di 0,34 mg/Kg, ponendosi quindi al pari degli “avversari” (e davanti ai sottoposti cobra di tutto il mondo) anche a livello di potenza venefica pura.

Questa formidabile combinazione di potenza e capacità offensive, sommata soprattutto alla spaventosa dose iniettabile, è valsa al Cobra reale, specialmente nella sua versione cinese, il quarto posto nella nostra Classifica degli animali più velenosi del mondo.

Il veleno del Cobra reale è composto da neurotossine postsinaptiche, che agiscono quindi inducendo un blocco della trasmissione neuromuscolare, dando luogo a un fenomeno di inibizione postsinaptica tramite impedimento dell’interazione dell’ACh con il ricettore nicotinico.
Il veleno assale in questo modo il sistema nervoso centrale, portando a un rapido collasso cardiovascolare e inducendo uno stato comatoso. La morte segue in breve tempo per asfissia.
L’esito letale può sopraggiungere nel giro di un minimo di 15 minuti, e una media di 30-45 minuti.

Le principali tossine a effetto letale sono proteine non enzimatiche basiche, mentre le frazioni con alta attività enzimatica non paiono avere particolare concorso nella letalità del veleno. Queste tossine basiche sono dotate di potente attività anti-nocicettiva e sono in grado, attraverso un meccanismo indipendente degli oppiacei, di sostituire la morfina, sopprimendo gli effetti legati alla sua sospensione.

Il veleno non pare avere attività emolitica e non induce edema. Sono state trovate tracce non significative di componenti cardiotossiche. Sono presenti componenti proteici e polipeptidi dagli effetti secondari necrotici.

Una componente esclusiva e peculiare del veleno del Cobra reale, che lo distingue dai veleni di tutti gli altri serpenti, è l’ohanina, una piccola proteina che causa ipolocomozione (rallentamento dei movimenti) e iperalgesia (abbassa la soglia del dolore, o, se preferite, intensifica la percezione del dolore) nei mammiferi.


Cobra Reale (King Cobra): Body count

Un calcolo anche solo vagamente preciso è in questo caso impossibile, a causa della vasta distribuzione e della ruralità di molte aree di presenza. Probabilmente le vittime annue non sono poche, anche se, visto che l’animale è poco comune, senza dubbio si pone ben al di sotto rispetto ai numeri dei pur meno pericolosi “Big Four”. Di certo, considerata la scarsa disponibilità di cure e di soccorso tempestivo in molte delle aree, in particolare in India, le vittime annue del Cobra reale possono facilmente essere nell’ordine delle centinaia.


Cobra Reale (Ophiuphagus hannah)
Articolo scritto da: Daniele Bonfanti
Pubblicato il 03/05/2011

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