La Maledizione di Montezuma

Una maledizione che può colpire chiunque si rechi in viaggio nei paesi del centro e sud America...

La Maledizione di Montezuma

Le antiche civiltà sono una fonte inesauribile di misteri, leggende e maledizioni: queste ultime, in genere, mostrano particolare efficacia su archeologi, profanatori di tombe e studiosi a qualunque titolo coinvolti nelle ricerche.
Talvolta, tuttavia, tali malefici riescono a superare i confini degli operatori del settore e a raggiungere il grande pubblico.

È il caso, proprio, della Maledizione di Montezuma, che può colpire chiunque si rechi in viaggio nei paesi del centro e sud America, causando importanti scompensi a livello del sistema gastrointestinale, il cui sintomo predominante è la diarrea.

La Maledizione di Montezuma: le origini

Correva l'anno 1519, quando Hernán Cortés salpò da Cuba alla volta del Centro America, alla guida di poche centinaia di uomini e 15 cavalli. Il colonialismo spagnolo, che aveva preso il via l'anno successivo alla prima traversata oceanica di Colombo, era in pieno sviluppo e nuovi territori del continente americano stavano per essere assoggettati al dominio di Carlo V di Spagna e della fede Cristiana.

Cortés, sbarcato nel territorio dell'attuale Veracruz, si trovò davanti il popolo Atzeco, che, a differenza delle tribù isolate e non organizzate incontrate dai suoi predecessori nelle isole caraibiche, aveva un apparato statale strutturato e disponeva di un esercito regolare al comando del sovrano Montezuma.

L’avanzata spagnola verso la capitale Tenochtitlán fu, però, relativamente semplice, sia perché agli spagnoli si unirono le popolazioni locali, stanche dello sfruttamento Atzeco, sia perché Montezuma, studioso e religioso, prima che tlatoani (imperatore) inviò loro un'ambasciata, credendo che il barbuto Cortés fosse il dio Quetzalcoalt in persona, tornato sulla Terra tra i suoi fedeli dal volto glabro.

I conquistadores furono così accolti con doni in oro e grandi onori mentre il sovrano dichiarava la sua sottomissione al re di Spagna e accettava il battesimo cristiano, ponendo fine ai sacrifici umani che accompagnavano il culto delle divinità Atzeche.

Nel corso di un'assenza di Cortés, il comandante Pedro de Alvarado, compì quello che fu definito "il massacro del grande tempio" in cui furono uccisi circa mille nobili Atzechi e Montezuma fu fatto prigioniero. Questo portò il popolo alla rivolta, durante la quale l'imperatore trovò la morte, costretto dagli spagnoli a bere oro fuso.

La conquista della terra e dell’oro messicano fu seguita da un importante flusso migratorio dal Vecchio Mondo, accompagnato, però da frequenti eventi funesti: molto spesso i nuovi arrivati, a pochi giorni dallo sbarco, cadevano preda di disturbi gastrointestinali seri, caratterizzati da diarrea profusa, dolori addominali e talvolta febbre. Non era raro il decesso.

Tra i coloni si diffuse, in tal modo, la convinzione che questi sintomi fossero il risultato di una maledizione lanciata sui conquistadores dal sovrano Atzeco, dal momento che la popolazione locale, sebbene decimata da peste e vaiolo, non pareva affatto soffrire di questa forma patologica.

Tale maledizione non ha perso potere nei secoli, mantenendo la sua efficacia fino ai tempi moderni, quando la scienza ha spazzato via la polvere della superstizione: la cosiddetta Maledizione di Montezuma, infatti, non è altro che una diarrea di tipo infettivo, nota anche come diarrea del viaggiatore.

La Maledizione di Montezuma: i sintomi

Si tratta di una diarrea acuta, cioè che compare improvvisamente, con febbre, dolore addominale, tenesmo (spasmo doloroso con bisogno impellente di defecare), feci ematiche e vomito.
Il malcapitato può ritrovarsi, così, in una condizione di disidratazione grave, sia per le evacuazioni molto frequenti che per la quantità di liquidi persa a causa del processo febbrile e del vomito, fatto che può mettere in pericolo la vita, soprattutto in caso di bambini e anziani, ma anche in presenza di altre patologie importanti, come diabete, neoplasie, HIV o AIDS e nei casi di terapia immunosoppressiva.

La Maledizione di Montezuma: le cause

La diarrea del viaggiatore è una patologia infettiva, legata a trasmissione oro-fecale di agenti patogeni, sia per contatto con soggetti ammalati, che per ingestione di cibi o liquidi contaminati da materiale fecale infetto: il fatto che solitamente gli abitanti del luogo non manifestino la malattia è legato alla continua esposizione a tali agenti e al conseguente sviluppo di una difesa immunitaria specifica.
I principali responsabili di questo tipo di diarrea sono: Escherichia Coli enterotossigeno, Salmonella e Shigella, Giardia Lamblia, Roravirus, Calicivirus e Enterovirus.

La Maledizione di Montezuma: la prevenzione

La prima forma di prevenzione è rappresentata dall'adozione di adeguate misure igieniche, come lavarsi sempre le mani, evitare i cibi crudi, acqua corrente, bevande con ghiaccio, gelati artigianali, frutta lavata con acqua corrente, verdura cruda, carne e pesce poco cotti, latte non pastorizzato e formaggi.
Può risultare utile l'assunzione preventiva di fermenti lattici, al fine di rafforzare la flora batterica intestinale "buona", prezioso alleato naturale contro le aggressioni dei batteri patogeni.

La Maledizione di Montezuma: la terapia

Nel malaugurato caso in cui il viaggiatore moderno si ritrovi a visitare con maggiore frequenza il bagno piuttosto che i musei e le bellezze naturali meta del viaggio, si possono adottare vari provvedimenti.

[ATTENZIONE: questo articolo non vuole avere valore "medico", quindi consultane sempre uno per avere informazioni attendibili al 100%]

Prima di ricorrere alla terapia farmacologica, dal momento che l’infezione può risolversi spontaneamente nell'arco di alcuni giorni, occorre garantire un'adeguata idratazione con l'assunzione di bevande osmotiche, ovvero ricche di sali, in grado di prevenire la perdita degli stessi e la disidratazione. In commercio esistono numerose bevande di questo tipo, ma si può risolvere anche in maniera casalinga, con:
1 litro di acqua
4 cucchiai da minestra di zucchero
1 cucchiaino da caffè di sale da cucina
succo di 2 arance o di 1 pompelmo
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio

Una tazza da tè di tale bevanda va assunta, a temperatura ambiente, dopo ogni evacuazione.

Se il vomito non interferisce con l’alimentazione, poi, è consigliabile assumere alcuni di questi alimenti: riso bollito, crema di riso, semolino, patate e carote lesse, pane tostato e grissini, mele crude e banane. Non appena la diarrea è migliorata si potranno reintrodurre nella dieta carne magra, prosciutto e per ultimo il latte, tornando alla normale alimentazione dopo due o tre giorni.

L'uso di farmaci antidiarroici può aiutare a superare la fase acuta, ma è in genere sconsigliato in quanto bloccano la motilità intestinale senza rimuovere la causa della diarrea.

Anche gli antibiotici vanno usati con cautela, soprattutto se non è possibile risalire allo specifico agente patogeno responsabile della diarrea stessa.

Nei casi in cui il povero turista non veda, in breve tempo, segni di miglioramento, sarà necessario rivolgersi allo stregone… ovvero al medico!

Quindi, se volete vivere fino in fondo il fascino di un viaggio nelle terre degli Atzechi e calarvi nelle profondità del mito e della leggenda, non dovete fare altro che ignorare ogni cautela e placare la vostra sete di conoscenza al rubinetto della vostra camera d’albergo!

Un bel whiskey con ghiaccio o un dissetante gelato artigianale potrebbero portarvi alle soglie del delirio mistico tra le piastrelle di un bagno pubblico mentre le voce possente di Montezuma riempirà il vostro universo uditivo.


La Maledizione di Montezuma
Articolo scritto da: Patty Barale
Pubblicato il 28/12/2011

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