Il destino del mondo in una reliquia legata alla Passione di Cristo bramata da Hitler?
Ci sono oggetti di uso comune che, a causa della loro storia particolare, acquistano per chi li possiede un'importanza che trascende il loro reale valore. Tra questi oggetti ci sono le reliquie che i credenti venerano perché entrate in contatto con i santi, e tra queste reliquie assumono un'importanza particolare quelle legate alla Passione di Cristo.
I chiodi della Croce, o addirittura piccole schegge di essa, conservate in chiese e santuari di tutto il mondo, ne sono un esempio.
Così come il calice utilizzato da Gesù nell'ultima cena, il Santo Graal, che si ritiene abbia raccolto anche le gocce di sangue versate dal Cristo appeso alla Croce, è un noto esempio che ha generato una notevole mole di letteratura cavalleresca, a partire dal ciclo arturiano.
Un altro oggetto di questo genere è la "lancia sacra", detta anche "lancia del destino", che venne utilizzata da un soldato romano, Longino, per trafiggere il costato di Cristo.
Una comune lancia, come all'epoca ce n'erano tante, che per l'importanza del personaggio contro il quale era stata utilizzata, e la fama che l'ha accompagnata, ha acquistato per molti uomini, in particolare i condottieri che l'hanno tenuta al loro fianco in battaglia, un valore notevole.
Il primo documento che cita questa arma è il Vangelo di Giovanni.
Nel capitolo XIX si può leggere: «Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua». (Giovanni 19, 34)
Gli altri Vangeli sinottici (secondo Matteo, Marco e Luca), di compilazione più vicina alla predicazione di Cristo, non citano l'episodio. Solo verso il 100 d.C., data di verosimile stesura del testo di Giovanni, fa la comparsa la descrizione di quel particolare avvenimento. Di certo deve trattarsi della ripresa di una tradizione orale che non aveva trovato posto in resoconti precedenti.
D'altra parte, l'evangelista Giovanni era ai piedi della Croce in quegli istanti e ha citato nel suo resoconto delle vicende a suo giudizio importanti che gli altri compilatori hanno invece trascurato.
Il testo, in origine scritto in greco, usa per la lancia il termine "longkhè". Non si tratta perciò di un "pilum", la nota arma da lancio in dotazione ai legionari romani, ma di un'asta più lunga terminante in una punta lanceolata.
Il pilum, infatti, era un'arma da lancio costituita da una pesante impugnatura in legno seguita da una lunga asta in ferro. Quando la legione attaccava lo schieramento nemico e giungeva a tiro delle prime file, queste armi venivano scagliate, le aste metalliche attraversavano gli scudi e le punte si piegavano rendendo difficoltoso l'uso dello scudo nello scontro corpo a corpo. Un'arma usa e getta, dunque, che non ha nulla a che fare, per esempio, con le lunghe aste utilizzate dalla falange macedone, usate per colpire ma inadatte al lancio.
Quindi quella descritta da Giovanni, che era l'unico discepolo rimasto accanto a Gesù e presente ai piedi della Croce nei suoi ultimi momenti, doveva essere una lunga asta che terminava in un puntuale a doppio taglio.
Giovanni dice che i romani avevano intenzione di spezzare le gambe di Gesù per accelerarne la morte, come avevano fatto coi i due ladroni, pratica molto comune nelle crocefissioni e detta "crucifragium", ma essi si accorsero che che era già morto e desistettero (in questo modo, una delle profezie legate al Messia - "non gli sarà spezzato alcun osso" - trovò il suo compimento). Per sicurezza però un soldato colpì Gesù al costato con una lancia.
Ma chi era il soldato che diede quell'inutile colpo di grazia?
I vangeli canonici non lo rivelano, neppure quello di Giovanni, che cita l'episodio.
Il nome compare invece in un vangelo apocrifo, ovvero uno di quei testi compilati in epoca tarda che raccolgono, spesso in modo favolistico, una serie di credenze trasmesse oralmente, fiorite intorno al nucleo dei primi vangeli.
In uno di questi, il vangelo di Nicodemo, che è stato trascritto assieme agli "Atti di Pilato" in un manoscritto del IV secolo (un testo che descrive la passione dal punto di vista di Pilato e tende a scagionarlo da ogni colpa), si legge al capitolo XVI, in cui si riportano le parole di Anna e Caifa (i sommi sacerdoti): "Ma Gesù fu portato di fronte a Pilato, e noi lo vedemmo ricevere schiaffi e sputi sul suo viso, i soldati gli misero una corona di spine sul capo, fu flagellato e ricevette la condanna da Pilato, e fu crocifisso nel luogo del Cranio assieme a due ladri, ed essi gli diedero da bere aceto, e Longino, il soldato, gli colpì il costato con una lancia, e che l'onorevole Giuseppe ne chiese il corpo, e che egli risorse, come aveva detto..."
Il nome "Longinos" viene citato successivamente anche in una miniatura dei Vangeli di Rabulas. Si tratta di un manoscritto realizzato nel 586 d.C. e conservato nella Biblioteca Laurenziana di Firenze. Il nome è scritto in caratteri greci sopra il disegno di un centurione che colpisce Gesù.
Ecco quindi comparire il nome di Longino, nome che d'altra parte deriverebbe dal greco "longkhè", che significa appunto "lancia".
Secondo la tradizione cristiana, che lo venera come santo, visse nel I secolo e nacque a Sardial per poi morire a Gerusalemme, o forse a Mantova. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e come martire da quella ortodossa. Un destino singolare questo, infatti la nostra mentalità ci avrebbe portati a pensare a un esito differente, una qualche sorta di maledizione si sarebbe dovuta abbattere su di lui.
In effetti questo viene immaginato nella serie Casca di Barry Sadler dove Casca Rufio Longinus, un soldato romano che, nella fantasia dell'autore, sarebbe stato maledetto da Cristo a causa del suo gesto, è condannato a vagare per la Terra senza scopo, ma sempre come soldato: "l'eterno mercenario", come s'intitola il primo racconto della serie.
Molto differente da quella di Casca, invece, è stata la sorte del vero Longino, infatti la tradizione cristiana gli ha riconosciuto un cammino di conversione fino a conseguire la palma del martirio e la santità.
Questa tradizione popolare ormai millenaria ritiene che il corpo senza vita di Gesù sia stato colpito proprio da un centurione romano, Gaio Cassio Longino, detto Longino l'Isaurico in quanto ritenuto originario della provincia di Isauria, nell'attuale Turchia. E la tradizione ritiene anche che, quando l'estremità acuminata della lancia del centurione romano entrò in contatto con il sangue del Cristo, acquistò istantaneamente straordinari poteri miracolosi.
La Lancia di Longino: la storia del mito che diventa realtà
Ma in quale momento storico la lancia ha cominciato a uscire dalle pagine scritte per acquistare una forma concreta?
Il primo a nominare la lancia come reliquia è stato Antonino da Piacenza, che l'ha citata nelle cronache dei suoi viaggi in Terra Santa.
Siamo intorno al 570. Il pellegrino racconta di aver visto nella basilica del monte Sion «la corona di spine con la quale Nostro Signore fu incoronato e la lancia che lo colpì nel fianco».
Ma ci sono altri documenti che ne testimoniano l'esistenza fino a cinquant'anni prima.
Infatti ne attestano la presenza a Gerusalemme Cassiodoro (circa 485-585) e Gregorio di Tours (circa 538-594), il quale in realtà non visitò mai la città.
A causa della conquista di Gerusalemme da parte dei sasanidi (intorno al 615), la punta di ferro della lancia, che nel frattempo era stata spezzata, fu portata a Costantinopoli e conservata in Santa Sofia.
Successivamente, nel 1244 fu donata dal sovrano di Costantinopoli al re Luigi IX di Francia, che la depose Sainte-Chapelle di Parigi.
Di questa reliquia si persero le tracce durante la furia iconoclasta della Rivoluzione Francese: trasportata alla Bibliothèque nationale de France, sparì.
La Lancia di Longino: una e molteplice
Ma di lance che la tradizione attribuisce a Longino non ne esiste una sola. Un'altra di queste è conservata nella Weltliche Schatzkammer (la Stanza del Tesoro) del palazzo dell'Hofburg di Vienna, e la sua storia è ancor più singolare, tanto che fu uno di quegli oggetti che Adolf Hitler considerò fondamentali per soddisfare la sua brama di potere.
Questa lancia è chiamata Heilige Lance (Lancia Sacra) e sarebbe entrata in possesso di Maurizio (III secolo), che era il comandante della cosiddetta Legione Tebana. Nel 285 d.C. i soldati di tale legione si rifiutarono di prendere parte a una cerimonia pagana e si lasciarono trucidare.
La lancia quindi passò di mano in mano fino a giungere a Costantino il Grande, il quale, dopo aver abbracciato la fede cristiana, la usò nella battaglia di Ponte Milvio, durante la quale sconfisse Massenzio.
Da allora viene attribuita al potere della lancia una lunga serie di vittorie.
La leggenda narra che grazie a essa Teodosio sconfisse i Goti, il generale Flavio Ezio respinse il Re degli Unni Attila, Carlo Martello sconfisse gli arabi a Poitiers.
Passò quindi a Carlo Magno, a Federico Barbarossa e infine agli Asburgo, che la collocarono nella Stanza del Tesoro del palazzo dell'Hofburg a Vienna.
La Lancia di Longino: reliquia esoterica nazista
Fu proprio nell'Hofburg che un Adolf Hitler allora ventenne la vide. A quanto si dice, ne rimase affascinato e sostò lungamente di fronte alla teca in cui era conservata. Da questa esperienza sembra che sia nata la passione per l'esoterismo del dittatore.
Nel 1938, dopo l'annessione forzata dell'Austria alla Germania, Hitler ordinò di trasferire la Lancia Sacra a Norimberga, dove venne collocata nella chiesa di S. Caterina che divenne una sorta di santuario esoterico nazista.
Nel corso della guerra, in particolare dopo la disfatta di Stalingrado, Hitler decise che la lancia di Longino dovesse essere conservata in un luogo più sicuro. Fu quindi collocata in una camera blindata dell'antica fortezza di Norimberga, il cui accesso fu distrutto in un bombardamento alleato nel '44.
Dopo lunghe vicissitudini, accompagnate da eventi inquietanti, la lancia venne ritrovata dagli alleati il 30 Aprile 1945, alle ore 14 e 10, poche ore prima che Adolf Hitler si suicidasse nel bunker della cancelleria a Berlino, come se il suo potere fosse giunto a un tragico epilogo proprio per aver perso il possesso di quel manufatto.
Successivamente la lancia venne restituita all'Austria.
In vicende di questo tipo è difficile distinguere la verità dalla fantasia.
I resoconti si accavallano e il "si dice" s'intreccia con i documenti storici.
Tuttavia la punta della Heilige Lance è tuttora conservata all'Hofburg di Vienna: a noi non resta che ammirarla, con quella curiosità con cui ci si accosta a un oggetto del genere, e nella speranza che non susciti anche in noi quella bramosia di potere che condusse alla rovina la Germania nazista.
Fonti:
Archeomisteri: La lancia di Longino, tra storia e leggenda
La Lancia del Destino, di Trevor Ravenscroft, Edizioni Mediterranee
Catholic Encyclopedia: Acta Pilati
Morning of the Magicians
Casca: la serie (http://en.wikipedia.org/wiki/Casca)
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