Recensione Romanzo horror
La casa alla fine del mondo

Libri > Recensioni > La casa alla fine del mondo, di Paul Tremblay, edito da Mondadori nel 2022 al prezzo di 18,00 euro. Leggi la trama.

Clicca per leggere la scheda editoriale di La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay Buon romanzo horror, claustrofobico, angosciante e straziante, ma anche ricco di contenuti. Mantiene sempre alta la tensione e non svela davvero del tutto i suoi segreti fino all’ultima pagina, avvincendo il lettore, fin quasi a ossessionarlo e lasciando un margine di dubbio inquietante e stimolante, per di più attirando l’attenzione su temi importanti. Stephen King lo ha definito "eccezionale, provocatorio e terrificante", paragonandolo ad una catena in grado di stritolarti, e Victor LaValle lo ha "divorato in tempi record".

L’autore, Paul Tremblay, classe 1971, originario del Colorado e residente nei pressi di Boston, nel Massachusetts, ha scritto numerosi romanzi e racconti, che gli sono valsi premi di rilevanza internazionale. In Italia è già stato pubblicato il suo romanzo Nel buio della mente (Nord, 2017), vincitore del Bram Stoker Award, e, a febbraio 2022, per i tipi della Mondadori, è uscito appunto La casa alla fine del mondo, insignito sia del Bram Stoker Award che del Premio Locus.

Piacerà senza dubbio agli appassionati di horror, che scopriranno come si può trattare in modo originale l’abusato tema della "casa", ricorrente in molti film e libri di genere; ma interesserà anche gli amanti dei thriller più tesi e cupi. Non credo sia adatto, invece, a un pubblico non amante del brivido e della tensione, oppure sensibile ad alcune scene forti presenti nel romanzo, anche se sarebbe meritevole di lettura da parte di un pubblico più vasto, proprio per le tematiche trattate.

Il paragone con il capolavoro assoluto La strada di Cormac McCarthy, proposto in quarta di copertina e attribuito a Booklist, decisamente non regge, se non davvero in minima parte per il richiamo alla fine del mondo, già esplicito nel titolo del romanzo di Paul Tremblay; ma, al di là di questo, non è facile dire a quali altre opere assomigli La casa alla fine del mondo, perché si rischierebbe di fuorviare il lettore. Di certo si può avvicinare al genere cinematografico dell’home invasion, in cui si annoverano film come Arancia meccanica (Warner Bros, 1971), Funny games (Lucky Red, 1997) o Panic room (Columbia Pictures, 2002), ma sarebbe riduttivo limitarsi a questo accostamento, per le tematiche più profonde e inquietanti qui affrontate o quanto meno ben leggibili tra le righe.

Il romanzo è lungo poco meno di 300 pagine e suddiviso in 7 capitoli – come 7 sono i protagonisti dell’opera - , a loro volta divisi in sottocapitoli dedicati ai punti di vista dei vari personaggi, che si alternano. La narrazione è quasi sempre in terza persona, tranne alcune parti verso il finale in cui passa alla prima persona singolare e, cosa decisamente molto insolita – ma qui anche molto efficace - , alla prima persona plurale. Col tradizionale narratore esterno onnisciente, che sa tutto dei personaggi di cui racconta la storia, alternandone i punti di vista nelle diverse parti in cui è diviso ogni capitolo.

I personaggi sono caratterizzati in modo sia diretto che indiretto, a seconda dell’alternarsi della voce narrante, che passa da esterna, con il narratore onnisciente che sa tutto dei personaggi e ce ne racconta la storia, a interna, coi personaggi stessi che si raccontano.

Le descrizioni sono per lo più indirette, soprattutto nella parte iniziale del racconto, con il narratore che presenta l’aspetto dei vari personaggi, ma si fanno via via più dirette: la loro psicologia emerge, infatti, sia dai loro ricordi, che, direi soprattutto, dal loro modo di parlare e agire.

L’ambientazione è resa in modo essenziale: come dicevo, risulta volutamente claustrofobica e quasi tutta la vicenda si svolge all’interno di un’abitazione. I tre protagonisti, Eric, Andrew e Wen sono resi come figure estremamente realistiche: impossibile non empatizzare da subito con loro.

L’ottimo rapporto di coppia fra i primi due e il forte legame familiare che unisce tutti e tre sono resi in un modo che mi sento di definire perfetto, così come la loro psicologia e il suo evolversi durante la vicenda.

Allo stesso modo, gli altri quattro personaggi vengono mostrati in tutta la loro umanità; tanto convincente, quanto sconcertante e destabilizzante, alla luce degli eventi messi in scena. I dialoghi costituiscono una buona percentuale della narrazione e sono anch’essi realistici e misurati dall’autore, in modo da non svelare troppo e lasciare il lettore nel dubbio tra ciò che è reale e ciò che non lo è, tra le intenzioni dichiarate e quelle effettive dei personaggi.

La narrazione ha un ritmo serrato, intervallato da brevi digressioni, che servono a capire meglio ciò che sta succedendo – in particolare le reazioni dei diversi personaggi, le loro motivazioni profonde – e che, anziché rallentare la lettura, acuiscono nel lettore il desiderio di proseguirla, per capire come stanno davvero le cose e farsi portare là dove vuole l’autore.

I colpi di scena sono numerosi e spesso coincidono con scene forti, alzando in ogni caso sempre di più la tensione. Lo stile è diretto e trasparente, il lessico funzionale.

Del tutto assenti i refusi nel testo, disponibile sia in cartaceo che in eBook.

La veste editoriale dell’oggetto libro è quella della collana "Oscar Fabula" di Mondadori, robusta e curata, con copertina rigida e sovraccoperta, che nei risvolti presenta la trama del romanzo, il suo autore e i due traduttori, Matteo Curtoni e Maura Parolini, con tanto di rispettive fotografie.

L’immagine di copertina, su uno sfondo nero adatto all’opera, è quella improbabile e per nulla accattivante di una baita, che pare decollare in obliquo: brutta, ma per fortuna riscattata dal contenuto dell’opera.

Sempre in copertina appare l’immancabile parere di Stephen King su un libro di genere, che fa da richiamo, attingendo al suo notevole bacino di lettori, e per fortuna non delude. In quarta di copertina troviamo il commento di Victor LaValle, altro grande scrittore, e poi due dichiarazioni sopra le righe di Booklist e NPR; quest’ultimo si spinge a sostenere con un’enfasi imbarazzante che dopo aver letto il libro in questione "non dormirete per una settimana, come minimo" e che "plasmerà i vostri incubi per mesi" e "non ve lo leverete mai più dalla testa".

Al di là di queste cadute di stile, è positivo che grandi case editrici come Mondadori riscoprano finalmente la letteratura horror contemporanea ed è auspicabile che questa riscoperta non si limiti agli autori d’oltreoceano, ma possa estendersi ai numerosi scrittori italiani che si cimentano nel genere.

Chiudono il volume i ringraziamenti dell’autore, in cui vengono menzionati grandi autori horror internazionali come Graham Masteron e Brian Keene.

In conclusione, "La casa alla fine del mondo" è davvero un buon romanzo, costruito in modo impeccabile, con alcuni notevoli esercizi di stile (come la metafora tra le sette cavallette imprigionate nella scatola e le sette persone chiuse nel cottage), originale e capace di indagare a fondo la psiche umana, nei suoi risvolti più e meno piacevoli, di riproporre simbologie legate al numero 7 e ai quattro Cavalieri dell’Apocalisse e di affrontare in modo eccellente – a volte esplicitamente, a volte tra le righe – problematiche tristemente attuali quali l’omofobia, il diritto alla detenzione delle armi in USA e il sovraccarico cognitivo derivato dallo sviluppo tecnologico.

È proprio a questo che servono l’horror e il fantastico – ma più in generale la letteratura – ben pensati e scritti: trasmettere un messaggio che vada al di là della trama, delle scene truculente e del mero intrattenimento, e parli all’umanità di ciascuno di noi, spingendoci a riflettere e, se possibile, a cercare di essere persone migliori.

Anche, e forse necessariamente, a costo di colpirci al cuore.


Enrico Graglia

Nato a Torino nel 1980, laureato in legge, Enrico Graglia vive in Piemonte, sulle colline del Monferrato astigiano. Il Cerchio di Pietre (goWare, 2020) è il suo primo romanzo. Vincitore dell’edizione 61 del NeroPremio e di vari altri concorsi letterari italiani, ha pubblicato racconti nelle raccolte Il Crono Emozionale (Amazon, 2020), Horror Academy vol.1 (Independet Legions Publishing, 2021), Figlio del Tuono, Storie dal NeroPremio (Silele Edizioni, 2022), New Italian Horror (Independent Legions Publishing, 2022) e sul quarto volume della rivista Molotov Magazine (Indepent Legions Publishing, 2022).



Recensione del libro La casa alla fine del mondo
Recensione scritta da: Enrico Graglia
Pubblicata il 07/11/2022

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