Anima nera del tempo nostro, memento mori che pretendiamo di dimenticare: l'universo dark è sintesi di ricercatezza, sensibilità, malinconia. È la spiritualità che abbiamo perduto. Essere goth è una questione d'identità, non d'appartenenza. Abitano questo romantico e tetro microcosmo Edgar Allan Poe e i fumetti di James O'Barr; il gran libro di Bram Stoker e i dischi di Peter Murphy; Neil Gaiman e Tini Burton, lan Curtis e Robert Smith. Nancy Kilpatrick insegna l'essenza di una comunità che rivendica la sua origine in un popolo barbarico, si riconosce in icone letterarie, pittoriche e musicali laterali o dimenticate, rifiuta il mainstream come la peste. Sognando, magari, una pestilenza vera, per ballare una Danza Macabra. L'autrice racconta come si veste un goth, e in cosa crede; quali cimiteri preferisce visitare, e quali rovine più lo ispirano; rivela tutto della visione del matrimonio, della maternità, del lavoro e della socialità del popolo oscuro, elenca siti web, riviste e festival considerati irrinunciabili. Qui v'attende la vera stona del tè alle cinque, del mistero del fantasma di Poe, del curioso piercing del marito della regina Vittoria e delle sue favolose prestazioni; e ancora, teoria e tecnica dell'assenzio, e delle sigarette gotiche; una guida ragionata ai picnic sul ciglio d'una tomba, l'arcana questione dell'ultimo libro di poesie di Dante Gabriel Rossetti, la storia delle modelle preraffaelite e delle tavole Ouija, medium tra noi e l'aldilà.
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