Libri > Notizie > Approfondiamo un altro racconto della raccolta Carnevale, La caėgo, tramite le parole della sua autrice: Marica Petrolati
Continuano le domande agli autori di Carnevale, la nuova raccolta di Edizioni XII (collana Camera Oscura). Questa volta č il turno di Marica Petrolati, che, dopo Samuel Marolla e Riccardo Coltri, č stata raggiunta dal nostro Fabrizio Vercelli.
[La Tela Nera]: Marica, nel tuo articolo sul blog di XII hai raccontato delle sensazioni provate visitando Venezia alla ricerca dell'ispirazione per il tuo racconto. In ambito pių generale, quali differenze ritieni vi siano tra la visita a un luogo, o la lettura di un testo, o una qualsiasi altra azione, con il cappello "da appassionato" e quello "da scrittore"?
[Marica Petrolati]: La differenza cč, in effetti. Ed č abissale. Quando mi accingo a leggere un libro, per esempio, lo faccio sempre col cappello da scrittore ben calcato in testa. Sono ipercritica e mi concentro per lo pių sullaspetto tecnico. Abbasso la guardia solo se il libro č in grado di coinvolgermi molto.
Lo stesso mi capita quando viaggio: mi trasformo in una spugna vivente, e cerco di assorbire quante pių cose possibili. Gli odori, i colori, le sensazioni, le persone, le case, le strade, tutto si trasforma in eventuale soggetto per un racconto oppure contribuisce alla creazione di unambientazione o di unatmosfera.
Cosė, č stato a Venezia, mentre cercavo la Moretta, e suggestioni da imprimere sulla carta. Ho tentato di carpire i segreti della cittā, spiandola da sotto la falda, come un voyeur incallito.
Ma Venezia č uno scrigno misterioso, indecifrabile, un labirinto acquatico in cui č facile perdere la cognizione del tempo e delle cose. Credo di aver appena sbirciato dal buco della serratura, insomma.
A volte lo studio dellambiente č cosė approfondito, cosė intessuto nel mio quotidiano, che mi occorre qualche secondo per distinguere la realtā dalla fantasia, soprattutto quando sono in fase di stesura.
Per quanto mi riguarda, non credo che riuscirō in questa vita a cambiare approccio. Qualche volta, perō, il cappello da scrittore scivola di lato, e vedo le cose nella loro essenza, sfrondandole dal fine letterario. Dopotutto, anche con il cappello da turista non si sta male.
Un dettaglio della tavola all'interno della raccolta Carnevale dedicata al racconto La caėgo:
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